Domanda di Augusto Galliano del 07/04/2021

Domanda Salve, Ho un CPC 800 e da poco ho acquistato la Skyris 236 Mono * filtro Ir pass. 1)Con tale combinazione posso comprare il filtro Uv? 2)E il filtro metano? 3)Per riprese deep Sky uso la tecnica delle pose brevi ? 4)I filtri UHC e OIII sono utili? 5)A pieno formato e con il CPC 800 usato col Riduttore 6,3 quale sarebbe ampio il campo abbracciato dalla camera? 6)Se il riduttore fosse abbinato ad un SC 5 quale sarebbe il campo?
Autore Augusto Galliano
Risponde Giuseppe Donatiello
Risposta La Celestron Skyris 236M è una camera planetaria nata in collaborazione con Imaging Source, tra i maggiori produttori di dispositivi d’imaging industriale e scientifico d’indiscussa qualità. L’astrocamera è costruita intorno al sensore Sony EXMOR IMX 236 monocromatico da 2.3 MP da 5,44x 3,42mm da 2,8µm (risoluzione di 1980x1200 pixel). Questi dati sono fondamentali per determinare il campo di vista (FoV) alle varie lunghezze focali. Skyris 236M non è stata progetta per l’uso deep-sky ma espressamente per quello planetario in cui sfrutta la buona sensibilità in un ampio spettro di lunghezze d’onda dall’ultravioletto all’infrarosso vicino, all’incirca tra 400 e 1000nm. Non è un range esuberante e la banda poco più estesa della regione visibile ne limita fortemente l’utilizzo nella regione infrarossa. Oggettivamente non è un grosso problema poiché i campi di applicazione in tale regione sono molto limitati a patto di poter rimuovere il filtro taglia-infrarosso che alcuni produttori si ostinano a porre di fronte ai sensori in modo stabile su apparecchi che diversamente sarebbero ottimi anche per l’uso astronomico o più in generale scientifico. Qui il pensiero va alle fotocamere DSLR e mirrorless che richiedono la rimozione del filtro incollato davanti al sensore per operare egregiamente in NIR e vicino UV (modifica full-range), cioè sull’intera estensione della sensibilità sensore. Il filtro taglia infrarosso potrebbe essere posto invece sull’ultima lente degli obiettivi o come filtro clip, con possibilità di rimozione e sostituzione a piacimento dell’utente. Non è un problema solo degli apparecchi fotografici poiché molte telecamere commerciali di fascia bassa ne sono provviste. Non sembra questo essere il caso della Skyris 236M che può ospitare un filtro nel barilotto standard da 31,8mm Non ho esperienza diretta con la Skyris 236M e, più in generale, sull’intera produzione Celestron di dispositivi d’imaging, quindi mi astengo dal formulare giudizi su un prodotto che non conosco. Conosco invece i sensori Sony EXMOR IMX che ho utilizzato per alcune autocostruzioni con prestazioni molto soddisfacenti sul planetario ma un po’ meno sul deep-sky mediante la tecnica delle pose brevi. Sul planetario ha certamente vantaggio dai minuscoli pixel che permettono ottimi campionamenti e tale vantaggio si nota nei dettagli lunari e planetari. Un po’ più complicata la situazione con filtri selettivi “scuri”come quelli UV, centrati intorno a 350nm, e interferenziale Metano (CH₄) centrato sulla riga a 889nm. Il primo per scrutare qualche dettaglio nelle nubi venusiane, mentre con il secondo avrebbe una visione “diversa” dei giganti gassosi del Sistema Solare. In questo caso dovrebbe usare i tempi più lunghi offerti dall’astrocamera (sino a 1 secondo) per catturare il debole segnale a quelle lunghezze d’onda, cui va aggiunto l’assorbimento operato dal filtro. Il costo complessivo di tali filtri eguaglia quello della Skyris 236M, tuttavia la risoluzione offerta dal CPC800 non le permetterebbe di avere grandi dettagli, rischiando di non essere soddisfatto. Anche sul deep-sky da questa telecamera non può pretendere molto, anche allungando a qualche secondo le pose, dovrebbe gestire vari gigabyte di dati per una singola immagine finale, per non dire delle difficoltà legate all’inseguimento e somma delle singole esposizioni. Potrebbe avere, accumulando esperienza, buone soddisfazioni sugli oggetti più piccoli come le nebulose planetarie e stelle doppie, due target osservabili anche da un balcone cittadino. In questo caso l’uso di più economici filtri UHC e OIII sarebbe certamente fruibile. Con tale setup avrebbe un FoV di 0,16x0,10° (9,6x6,0’) a f/10 (2000mm) e 0,24x0,15° (14,4x9,0’) a f/6,3 (circa 1280mm): un po’ poco per la maggior parte degli oggetti più facili. Per avere un’idea ho sovrapposto tali campi di vista su una mia immagine della Nebulosa Testa di Cavallo (B33). Il riduttore porterebbe la focale di uno SC-5 a circa 790mm per un campo di 23x15’ con la Skyris: meglio rispetto agli 8 pollici, ma non molto. Se il suo interesse è nella fotografia del cielo profondo, a mio modesto parere, sarebbe più proficuo e pratico l’utilizzo di una DSLR, anche entry-level. I modelli più recenti offrono validissime prestazioni, basso rumore, versatilità d’utilizzo, senza troppe complicazioni tecniche. In figura, La regione intorno alla nebulosa oscura B33. I rettangoli rappresentano il FoV del CPC800 rispettivamente a f/10 e f/6,3 con la telecamera Celestron Skyris 236M. Come si evince, il campo di vista è alquanto ristretto per applicazioni deep-sky.

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