Dal Vaticano allo spazio

un messaggio di speranza e di pace con Spei satelles, il “Custode della speranza”

Non sarà ovviamente la città-stato nel cuore di Roma il luogo di lancio, ma è da qui che parte l’idea e il progetto per un satellite piccolo, ma carico di significati, che è pronto per essere lanciato nello spazio. Il prossimo 10 giugno, dalla base di lancio statunitense di Vandenberg, sulla costa californiana, verrà lanciato con un razzo di Space X lo Spei Satelles. Si tratta di un CubeSat, cioè un mini-satellite, costruito dal Politecnico di Torino e operato dall’Agenzia spaziale italiana, che entrerà in orbita per portare un messaggio di speranza e pace custodito in un nanobook realizzato dal Crn, il Consiglio nazionale delle ricerche. Il progetto è stato presentato il 27 marzo in Vaticano.                          

La missione e il lancio con il razzo di Elon Musk

Il Presidente dell’Agenzia spaziale italiana, Giorgio Saccoccia sottolinea che: “La Santa Sede ha chiesto all’Asi di aiutarla a individuare e realizzare, grazie alla tecnologia spaziale, una soluzione che consentisse alle parole di speranza del Santo Padre di oltrepassare i confini terrestri e di raggiungere dallo spazio il maggior numero possibile di donne e di uomini sul nostro pianeta affannato”. L’iniziativa, promossa dal Dicastero della comunicazione della Santa Sede, si ricollega al messaggio del Papa il 27 del marzo 2020 con la Statio Orbis in Piazza S. Pietro. Quella preghiera è divenuta una icona di speranza che continua il suo viaggio e che continua a chiamare all’azione gli abitanti del pianeta. Per significare questo impegno comune, camminando insieme al Papa, mercoledì 29 maggio, al termine dell’Udienza Generale il Santo Padre benedirà il satellite e il nanobook prima del suo trasferimento per le ultime verifiche tecniche prima del lancio.                                                                                               

Una rete di collaborazioni tra aziende, enti e istituzioni

Nel terzo anniversario della Statio Orbis e nel decimo anniversario del Pontificato, il Dicastero per la comunicazione, ha lavorato con soggetti tra loro molto diversi per lanciare, insieme, un rinnovato segno di speranza; a partire da quel primo seme. E’ nato così un progetto, coordinato dal segretario del dicastero, monsignor Lucio Adrian Ruiz, che ha coinvolto, il Cnr, l’Asi, Il Politecnico di Torino, l’Instituto para el diálogo global y la cultura del encuentro, l’Istituto universitario salesiano di Venezia  (Iusve) e l’Apostolato digitale dell’Arcidiocesi di Torino: la missione spaziale “Spei Satelles”.

Il Direttore dello Iusve, don Nicola Giacopini ha affermato: “I nostri giovani studenti e laureati in comunicazione hanno potuto cimentarsi nell’elaborazione del logo e nella narrazione della missione Spei Satelles. Nella nostra didattica operiamo tutti i giorni mediante la comunicazione simbolica, propria anche del linguaggio religioso, per rendere i messaggi che desideriamo trasmettere accessibili e il più universali possibili”.

Il rettore del Politecnico di Torino Guido Saracco, ha commentato: “Il programma Spei Satelles, con la progettazione e costruzione del satellite e con il controllo missione successivo, rappresenta un’occasione straordinaria per il nostro ateneo, soprattutto per i nostri studenti e ricercatori guidati dalla professoressa Sabrina Corpino. I nostri giovani hanno potuto misurarsi con una sfida tecnica e scientifica non facile in un quadro valoriale che rappresenta una sfida umana e culturale decisiva”.

La presidente del Cnr Maria Chiara Carrozza ha dichiarato: “Oggi la scienza dell’infinitamente piccolo ci mette davanti a un progresso enorme: la capacità di miniaturizzare il nostro sapere facendolo viaggiare attraverso il tempo e lo spazio. La ricerca scientifica accompagna il cammino dell’uomo individuando soluzioni per migliorare la qualità della vita, il benessere delle società, la salute del pianeta. Ma è anche uno strumento di dialogo grazie al quale abbattere barriere e costruire speranza: un aspetto, questo, particolarmente importante nel momento di conflitto che stiamo attraversando”.                                         

Dal libro di Papa Francesco

Il libro del Papa, Perché avete paura? non avete ancora fede, che porta il messaggio della Statio Orbis, è diventato, grazie al Cnr e in particolare all’attività dell’Istituto di fotonica e nanotecnologie coordinata da Andrea Notargiacomo, un nanobook (una mini-lastra di silicio, di 2 x 2 x 0,2 millimetri), in cui è stato inciso il libro ad alta miniaturizzazione per mezzo di tecnologie di micro e nano-fabbricazione.

Il razzo vettore Falcon 9 porterà in orbita a 525 chilometri dalla Terra, il piccolo satellite italiano collocato sulla piattaforma Ion Scv-011Ion,  anch’essa italiana, sviluppata dall’azienda D-Orbit, che effettua servizi di lancio e rilascio in orbita. Il satellite è anche dotato, oltre che della strumentazione di bordo per funzionare ed essere guidato da terra, anche di un trasmettitore radio.  Per il tempo di permanenza in orbita saranno captabili, nel momento in cui il satellite sorvolerà quella porzione di Terra, e facilmente codificabili in modo testo, frasi desunte dal Magistero pontificio che hanno a tema la speranza e la pace. I messaggi sono in italiano, inglese e spagnolo.

L’arcivescovo di Torino, monsignor Roberto Repole, sottolinea che: “abbiamo tutti bisogno di speranza, in modo particolare i giovani. Custodire la speranza è la missione di questo satellite progettato e costruito da giovani, raccontato nel logo missione da giovani, abitato, speriamo, da molti giovani che vorranno salire a bordo con il Papa attraverso il sito impegnandosi così a seminare speranza e fraternità là dove abitano”.

Un logo molto originale

Il logo della missione è stato realizzato nell’ambito di un progetto didattico dagli studenti dello Iusve guidati da Marco Sanavio. Elementi tecnici e di senso, tecnologia e narrazione sono stati tra loro coordinati e tenuti insieme grazie al lavoro dell’Apostolato digitale dell’arcidiocesi di Torino guidato da don Luca Peyron.

Il logo richiama innanzitutto le iniziali di Spei Satelles, il “Custode della speranza” in lingua latina. Le due lettere “S”, disposte in maniera speculare, indicano la complementarità di “terra” (la semicirconferenza inferiore) e “cielo” (la semicirconferenza superiore), oltre a segnare l’orbita del satellite attorno al nostro pianeta. Un’altra traccia orbitale più esterna, tratteggiata, composta da 59 linee tante quante i grani del rosario, unisce tre forme, a rappresentare le tre grandi realtà presenti in Piazza S. Pietro la sera del 27 marzo 2020: la croce (nel logo con i lati ricurvi quasi a rappresentare una stella), elemento più grande e importante dei tre, che indica la presenza di Cristo Salvatore, che richiama sia la Croce di San Marcello che l’Ostensorio contente l’Eucarestia con la quale Papa Francesco ha benedetto l’umanità nella piazza vuota; la stella a 12 punte, a rappresentare la presenza della Vergine Maria, invocata come Salus populi romani; il triangolo più piccolo richiama la figura del Santo Padre mentre sale i gradini del sagrato della Piazza.

Chi lo desidera potrà partecipare al viaggio di Spei satelles e farsi portatore di speranza e pace iscrivendo il proprio nome sul sito www.speisatelles.org.                                                                                                                                   

 

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