Traffico sulla Stazione spaziale internazionale

È PARTITA IL 2 MARZO LA MISSIONE CREW 6 DI SPACE X

Ultimamente c’è molto traffico, da e verso la Stazione spaziale internazionale (Iss). Non è una novità assoluta, considerando i vari punti di “ormeggio” della grande base orbitante, che permettono, una volta liberati, di agganciare veicoli spaziali anche in tempi brevi. Piuttosto, la novità è che il traffico è derivato non solo dall’invio e rientro di astronauti, ma anche da navicelle spaziali (russe) danneggiate. Ma andiamo con ordine.

Prima a partire, puntuale, il 24 febbraio, è stata la navicella russa Sojuz Ms 23, che si è attraccata con altrettanta puntualità al modulo pressurizzato russo Poisk della Stazione, per sostituire la Sojuz Ms 22 danneggiata da una micro falla. Un danno quasi sicuramente causato da un piccolo meteorite, che poteva rappresentare un serio pericolo per il rientro degli astronauti destinati al rientro sulla Terra: i russi Sergei Prokopyev e Dmitri Petelin e l’astronauta statunitense Frank Rubio, in orbita sulla Iss da 5 mesi.

I tre erano partiti lo scorso settembre da Bajkonur, pochi giorni prima del rientro a terra della Crew Dragon con a bordo anche Samantha Cristoforetti. E siccome i lanci spaziali costano, a bordo della Sojuz Ms 23, dato che non vi erano cosmonauti, si era deciso di trasformarla in veicolo cargo e trasportare un bel po’ di quintali alla Iss, tra attrezzature, viveri ed esperimenti.

L’invio in orbita della Sojuz Ms 23 senza equipaggio

Le navicelle con equipaggio agganciate alla Iss infatti, non servono solo per riportare a Terra gli astronauti, ma anche come scialuppe di salvataggio in caso di incidenti. E la Sojuz Ms 22 garantiva sino a quel momento, anche il ruolo di “rescue”, come dicono in gergo i tecnici della Nasa. Il danno alla Sojuz Ms 23, è stato fotografato nei giorni scorsi dal braccio robotizzato Canadarm-2 della Iss. La Ms-23, in origine programmata per inviare un nuovo terzetto di astronauti alla Iss in marzo, e poi, dopo un cambio di programma deciso congiuntamente dalla Nasa e dalla agenzia russa Roskosmos, dovrà servire da “scialuppa di salvataggio”.

L’Sos era stato lanciato lo scorso dicembre, dopo che tutta una serie di controlli e verifiche, avevano confermato che sulla Sojuz Ms 22, attraccata dallo scorso settembre alla Iss, vi era una perdita di refrigerante. Il piccolo foro sulla struttura esterna, comunque c’è. Quindi, una situazione potenzialmente pericolosa per un veicolo spaziale che al rientro a Terra deve attraversare gli strati atmosferici, con temperature che, sia pure sullo scudo termico, raggiungono i 1700 gradi centigradi a velocità di 25mila chilometri orari. Nasa e Roskosmos quindi, che continuano a lavorare e cooperare assieme nell’ambito della Iss (lo faranno fino al 2024), hanno deciso di inviare la Ms 23 senza equipaggio, perfettamente in grado di raggiungere autonomamente la Iss.

Niente SOS, solo sostituzione

Dopo che sarà arrivata la Sojuz Ms 23, la Ms 22 verrà sganciata, nel corso del mese di marzo, e fatta rientrare a terra, con a bordo attrezzature e materiali. Ma con un ritardo per l’equipaggio previsto della Ms 23, che inevitabilmente andrà in orbita con la Ms 24. Rubio , Prokopijev e Petelin dovranno pertanto restare in orbita per un periodo molto più lungo, probabilmente fino a settembre.

“La Sojuz Ms 23 non è una navicella di salvataggio, ma piuttosto di sostituzione” – ha voluto precisare un dirigente della Nasa durante una recente conferenza congiunta, dove è stato confermato che il foro creato all’esterno della Sojuz Ms 22 che ha fatto disperdere il liquido refrigerante è stato causato da un micro-meteorite e non da un detrito spaziale. La certezza assoluta attualmente non c’è (ma analisi potrebbero essere condotte dopo il rientro, se avverrà regolarmente).

Sarebbe escluso anche lo sciame meteorico delle Geminidi, che la Terra attraversa a metà dicembre: “Questo incidente diventerà un caso scuola che cambierà gli scenari di rescue, cioè di recupero in emergenze della Iss e non solo. L’equipaggio non e’ mai stato in pericolo di vita. Ma era come avere una nave con delle scialuppe danneggiate che, in caso di emergenza, non permettono in maniera sicura il salvataggio di alcuni passeggeri” – ci spiega l’ingegner Mario Ferrante, ex dirigente di Thales Alenia Space, proprio a capo del settore “Qualità e sicurezza”, attualmente Presidente del settore Aerospace dell’Associazione Italiana Cultura della Qualità.

E intanto è partita la Crew Dragon con equipaggio internazionale

E nel frattempo, la mattina del 2 marzo (le 6.34 in Italia, ma in piena notte in Florida, a Cape Canaveral), dal Pad 39 A, un nuovo equipaggio internazionale è decollato a bordo della navicella americana Crew Dragon , ormai da tre anni diventata la navetta Terra-Spazio per le imprese spaziali in partenza dal Kennedy Space Center. L’equipaggio formato da 4 astronauti tenterà l’attracco al modulo Harmony della Iss la mattina del 3 marzo, alle 7,17.

Il russo Andrei Fedjaev è partito sotto la spinta di un razzo Falcon 9 della compagnia spaziale di Elon Musk, e fa parte dell’equipaggio Crew 6 , cioè il sesto equipaggio a essere lanciato verso la Iss con una navicella di Space X. Assieme a lui, fa il suo esordio in orbita anche un astronauta degli Emirati Arabi, Sultan Alneyadi. Ai comandi della navicella, che per il 90 per cento delle manovre viaggia automaticamente, c’è il comandante, Stephen Bowen, astronauta veterano della Nasa, e l’ingegnere di bordo, sempre Nasa, Warren “Woody” Hoburg.

L’equipaggio partito oggi invece darà il cambio alla Crew 5, composta dagli americani Nicole Mann e Josh Cassada, dal giapponese Koichi Wakata e dalla cosmonauta russa Anna Kikina.

Al traffico umano sulla Iss va aggiunto il distacco, avvenuto nel frattempo, della Progress Ms-21, per la quale era stata anch’essa registrata una perdita di liquido refrigerante. Si pensava (e temeva) un collegamento (di problemi tecnici) tra le varie problematiche ai veicoli russi. Subito escluso. Una volta sganciata, sono state effettuate una serie di riprese della parte esterna, ma non è stato notato, perlomeno sul cargo russo, alcun tipo di danno.

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