Quella supernova di 36 anni fa

L’EDITORIALE DI WALTER RIVA E IL SOMMARIO DEL NUMERO 36 (FEBBRAIO 2023) DI COSMO

In questo numero trovate alcuni articoli che parlano di supernovae, quelle immani esplosioni stellari tipiche di stelle evolute di grande massa che, grazie alle energie messe in campo dalla straordinarietà del fenomeno, riescono a realizzare il sogno dell’alchimista medievale di trasformare gli elementi chimici semplici in altri più pesanti e più preziosi, come l’oro, l’argento e il platino. Oggi l’astronomia multi-messaggera ci ha insegnato che la fonte primaria per l’origine di questi metalli, più che nelle esplosioni di supernovae, va ricercata nelle fusioni fra stelle di neutroni, ma per ottenere una stella di neutroni occorre proprio una supernova. Ogni anno nel mese di febbraio mi trovo a pensare alla supernova del 1987 (SN 1987A), che fu avvistata nella Grande Nube di Magellano la notte fra il 23 e il 24 febbraio di quell’anno. L’osservazione fu accompagnata dalla rilevazione di alcuni neutrini sia dall’apparato giapponese Kamiokande II, sia dal Liquid Scintillation Detector all’epoca in funzione nel laboratorio sotterraneo del Monte Bianco. Purtroppo, i dati di quest’ultimo esperimento non sono mai stati accettati dalla comunità scientica, ma i dubbi, a distanza di più di 35 anni, rimangono aperti. Così come rimane aperta la caccia al “resto di supernova” lasciato da quell’esplosione: un buco nero, una pulsar o una “semplice” stella di neutroni? Due ricerche indipendenti, alla fine del 2019, supportate dalle osservazioni eseguite dalle antenne dei radiotelescopi di Alma sulle Ande cilene, facevano propendere per quest’ultima ipotesi. Se fosse confermata, sarebbe la più giovane stella di neutroni mai trovata. Comunque sia, quello fu l’evento precursore dell’astronomia multi-messaggera, cioè un fenomeno osservato da strumenti differenti e portato fino a noi da “messaggeri” diversi: la luce e i neutrini. Se esplodesse oggi una stella così vicina a noi, ma comunque a distanza di sicurezza, sarebbe una vera fortuna per tutta la comunità scientifica, attrezzata oggi molto meglio di quanto non fosse trentasei anni fa. Non ci resta che sperare, continuando a osservare il cielo.

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LUOGHI COMUNI                  

SE AL POSTO DEL SOLE CI FOSSE UN BUCO NERO…

di M.S. Erculiani

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