
La ricerca della vita su altri pianeti è il sacro Graal di questo secolo. Sempre più missioni e avanzate strumentazioni si stanno evolvendo per dare finalmente una risposta alla domanda che da tempo l’uomo si continua a fare: siamo soli nell’universo? Così, mentre le missioni spaziali approfondiscono lo studio del Ssistema solare, si fa strada l’idea che sia necessario sviluppare strumenti di analisi sempre più compatti e accurati. Specialmente in vista della caccia alla vita su pianeti e lune abitabili.
In quest’ottica, un gruppo di ricerca dell’Università del Maryland ha sviluppato un mini-analizzatore laser significativamente più piccolo e più efficiente in termini di risorse rispetto ai suoi predecessori, ma competitivo in termini di prestazioni.
Pesa soltanto 17 kg ed è la fusione concettuale di un laser pulsato ultravioletto in grado di rimuovere piccole quantità di materiale dai campioni planetari e un analizzatore Orbitrap che analizza in alta risoluzione la chimica dei materiali esaminati.
Inizialmente, come spesso accade, lo strumento era stato costruito per usi commerciali, utilizzato nei laboratori delle industrie farmaceutiche e mediche. Tuttavia, le sue dimensioni originali ed il peso erano decisamente superiori. E’ stato quindi realizzato un prototipo che potesse essere utilizzato nello spazio, significativamente più piccolo e meno dispendioso in termini di risorse.
Accoppiando le misure spettroscopiche e il desorbimento laser (Ldms) al dispositivo originale, è nato il nuovo Ldms Orbitrap, che possiede gli stessi vantaggi dei suoi predecessori più grandi ma è ottimizzato per l’esplorazione spaziale, in linea con l’esiguo budget di carico che presentano tutte le missioni spaziali.
Quando un laser impatta su una superficie, ionizza parte del materiale e, di conseguenza, è possibile misurarne le caratteristiche. Un esempio è il ghiaccio, di cui si potrebbe caratterizzare la composizione e vedere la presenza di eventuali biofirme contenute in esso. Questo laser è in grado di identificare i composti più grandi e complessi, quelli che hanno maggiori probabilità di essere associati alla biologia, come le proteine. Al contrario, infatti, gli amminoacidi, più piccoli, possono essere prodotti abioticamente. Ne sono un esempio i meteoriti, su molti dei quali se ne trovano tanti.
Impattando su un pianeta, i meteoriti potrebbero “popolarlo” di queste molecole, ma ciò non significa che ci sia la vita. Il mini Ldms Orbitrap permetterà di ottenere i requisiti necessari per le future missioni, come quella su Encelado e sulla superficie lunare con il programma Artemis della Nasa.