La navicella Orion rientrata felicemente dalla Luna

Si conclude Artemis-1: prossima missione, nel 2024, con quattro astronauti a bordo

Splashdown! È l’annuncio che conclude felicemente la di una navicella destinata a ospitare astronauti, a conclusione di una missione lunare. Non lo si ascoltava esattamente da cinquant’anni, quando cioè il 19 dicembre 1972 era rientrata nel Pacifico la capsula dell’Apollo 17 con tre astronauti a bordo. In questa prima missione del Programma Artemis, molto complessa da sviluppare e costosa (4 miliardi di dollari, ma con le successive che avranno un costo decisamente inferiore), e proprio per questo costellata da numerosi rinvii, tutto è filato liscio.

La capsula Orion è rientrata con un tuffo nell’oceano Pacifico, al largo dell’isola di Guadalupe. Dopo circa 26 giorni e un viaggio di oltre 2 milioni di chilometri, si conclude così la missione Artemis 1, apripista del programma con il quale la Nasa intende portare nuovamente astronauti sulla Luna. L’ammaraggio è avvenuto regolarmente domenica 11 dicembre, e sono stati completati tutti i test previsti per verificare la sicurezza del veicolo, in vista delle future missioni con gli astronauti a bordo.

Come è avvenuto l’ammaraggio

La Orion, dopo aver lasciato definitivamente la Luna il 4 dicembre, ha iniziato la sua corsa verso la Terra e durante il tragitto ha raggiunto i 39mila chilometri orari (quella tecnicamente chiamata “seconda velocità cosmica”). Proprio come accadeva ai tempi delle missioni Apollo.

La capsula Orion è poi entrata nell’atmosfera alla quota di circa 122 chilometri dalla Terra. Dopo essersi staccata dal modulo di servizio Esm-1, la Orion è entrata nella parte più alta dell’atmosfera, scendendo in un paio di minuti alla quota di circa 60 chilometri, e poi, come un ciottolo scagliato sull’acqua, è rimbalzato in alto risalendo alla quota di circa 90 chilometri. A quel punto è cominciata la discesa vera e propria. È una tecnica di rientro atmosferico che impiega uno o più “salti” successivi, al di fuori dell’atmosfera stessa, per avere a disposizione maggiori possibilità di ingressi possibili e rallentare la capsula prima del rientro finale, riducendo così la quantità di calore sviluppata, che ha raggiunto i 2600 gradi centigradi, quindi molto più di un rientro di una Sojuz o di una Crew Dragon, dato che il veicolo spaziale viaggia a velocità maggiore.

Il software di bordo ha portato la navicella a imboccare l’angolo di rientro di soli 2 gradi, per poi attraversare gli strati meno densi dell’atmosfera come una meteora. Dopo un minuto e mezzo dall’ingresso nell’atmosfera, il veicolo è stato avvolto dal plasma, una nube di particelle elettricamente cariche che per circa cinque minuti ha interrotto le comunicazioni fra Orion e il centro di controllo a Houston.

La capsula ha quindi raggiunto lo strato inferiore dell’atmosfera e ha cominciato a rallentare la velocità fino a poco più di mille chilometri orari. Raggiunti i 7 chilometri di altezza e alla velocità di circa 80 chilometri orari, si sono poi aperti i tre paracadute che hanno aiutato a frenare il veicolo. A 1,5 chilometri di quota, Orion ha rallentato a poco meno di 30 chilometri orari e quindi si è tuffata nel Pacifico.

Un test fondamentale in vista delle prossime missioni con astronauti

In questa prima missione del Programma Artemis, a bordo del veicolo spaziale, lanciato con il potente Sls lo scorso 16 novembre, c’erano tre manichini carichi di sensori e apparati tecnologici, oltre a dosimetri per la misura della radiazione ionizzante, decisamente più alta quando si viaggia (e si pongono basi, sia orbitanti che sulla superficie) oltre l’orbita terrestre. Nella seconda missione, la Artemis 2, molto simile come profilo alla prima, avrà quattro astronauti a bordo.

“La prima missione con equipaggio di Artemis sarà il test di volo Artemis 2, previsto per il 2024” – ci ha confermato nei giorni scorsi Sam Scimemi, uno dei Responsabili Nasa del Programma Artemis – “mentre Artemis 3 è prevista per il 2025 e Artemis 4 per il 2027. In seguito, le missioni con equipaggio continueranno ogni anno, mentre svilupperemo le nostre infrastrutture e capacità sulla superficie lunare e in orbita lunare con la nuova stazione spaziale Gateway”.

“Nomineremo un equipaggio per la missione Artemis 2, il primo volo di Orion e dell’Sls con astronauti, dopo il completamento di Artemis 1, e dopo che l’agenzia avrà completato la revisione della missione” – conferma il dirigente Nasa. Dalla terza missione, la Orion dovrà “ormeggiare” alla stazione in orbita lunare Gateway, e poi discendere sulla superficie lunare con un veicolo realizzato da SpaceX e derivato dalla Starship, che la compagnia di Elon Musk sta sviluppando e testando.

Artemis-1 ha tracciato la strada per il ritorno alla Luna e l’esplorazione dello spazio lontano dalla Terra con esseri umani” – dice Sam Scimemi – “Non più di passaggio, come cinquant’anni fa, ma per restarci ponendovi degli avamposti e, un po’ più in là, con le prime colonie”.

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