L’asteroide killer potrebbe nascondersi nella luce del Sole

Gli astronomi hanno scoperto recentemente un grosso asteroide nascosto nel bagliore della nostra stella.

Immagine di fantasia degli asteroidi Didymos e Dimorphos

Un nuovo asteroide delle dimensioni di 1,5 chilometri è il più grande fra quelli potenzialmente pericolosi avvistati negli ultimi otto anni. Un vero e proprio “planet killer” perché gli effetti di un suo potenziale impatto con la Terra si farebbero sentire in più continenti.

Nascosto dal Sole

2022 AP7 (questa la sua sigla) è riuscito a evitare di essere avvistato per così tanto tempo perché orbita nella regione tra la Terra e Venere. Per individuare oggetti spaziali in questa zona, gli astronomi devono guardare nella direzione del Sole, e questo è notoriamente difficile a causa della luminosità della nostra stella. Ad esempio, i telescopi di punta come il nuovo James Webb Space Telescope (JWST) o il “vecchio” Hubble Space Telescope (HST) non guardano mai verso il Sole, poiché la sua luminosità danneggerebbe irrimediabilmente le loro ottiche sensibili.

Per questo motivo, gli astronomi hanno solo una conoscenza limitata della natura degli asteroidi in agguato in questa regione e, a volte, possono verificarsi sorprese.

Nel 2013, un asteroide molto più piccolo, largo solo 20 metri, è arrivato dalla direzione del Sole completamente senza preavviso. Quell’asteroide è esploso sopra la città di Cheljabinsk, nel sud-est della Russia, mandando in frantumi le finestre di migliaia di edifici e causando il ferimento di un migliaio di persone.

“Fino a oggi sono stati scoperti soltanto una ventina di asteroidi con orbite completamente all’interno di quella terrestre e ciò a causa della difficoltà di osservare vicino al bagliore del Sole”, ha dichiarato Scott S. Sheppard, astronomo presso l’Earth and Planets Laboratory della Carnegie Institution for Science e principale autore della ricerca che descrive la nuova scoperta.

La scoperta

2022 APT sarebbe molto più dannoso di Cheljabinsk se dovesse colpire la Terra e la sua scoperta è stata possibile solo grazie alla Dark Energy Camera (DEC) installata sul telescopio Victor Blanco da 4 metri di diametro presso l’Osservatorio interamericano Cerro Tololo in Cile, che scansiona il cielo durante il crepuscolo, il periodo migliore in cui gli asteroidi di questo tipo possono essere rilevati.

“Finora abbiamo trovato due grandi asteroidi vicini alla Terra larghi circa 1 chilometro, una dimensione molto pericolosa per i pianeti contro cui dovessero scontrarsi”, ha detto Sheppard.

Gli oggetti “Near-Earth” come 2022 APT sono asteroidi e comete con un’orbita che li colloca entro 48,3 milioni di chilometri (30 milioni di miglia) dalla Terra.

2022 APT potrebbe anche intersecare l’orbita terrestre in futuro ma è ancora troppo presto per capire se ciò potrà avvenire e quando. Monitorare la minaccia di oggetti vicini alla Terra che potrebbero causare gravi danni è un obiettivo primario della NASA e di altre organizzazioni spaziali in tutto il mondo.

Le dimensioni comparate degli asteroidi Ryugu, Dimorphos e Didymos

Ne mancano pochi

Poiché gli asteroidi interni sono così difficili da rilevare, sono sottorappresentati nei modelli che descrivono la popolazione complessiva del Sistema solare. Tuttavia, Sheppard crede che solo pochi di questi “killer” di pianeti siano ancora da scoprire. La buona notizia è che la maggior parte di questi asteroidi sconosciuti probabilmente segue orbite che li tengono al sicuro lontano dalla Terra.

“Sono rimasti solo pochi asteroidi con dimensioni simili a 2022 APT da trovare e probabilmente hanno orbite che li mantengono all’interno delle orbite della Terra e di Venere per la maggior parte del tempo”, ha detto Sheppard.

Le ultime scoperte

Oltre a 2022 APT gli astronomi hanno scoperto altri due oggetti più piccoli nelle osservazioni della DEC, uno dei quali è il più vicino al Sole mai visto. A causa della sua vicinanza alla nostra stella, questo asteroide, chiamato 2021 PH27, sperimenta i maggiori effetti della relatività generale tra tutti gli oggetti del Sistema solare.

Secondo la teoria della relatività generale di Albert Einstein, infatti, gli oggetti massicci deformano lo spazio-tempo, il che può influenzare il movimento di altri oggetti nelle loro vicinanze. Questi effetti possono essere osservati come lievi irregolarità nelle orbite dei pianeti e degli asteroidi che non possono essere spiegate dalla fisica newtoniana. Fortunatamente, sia 2021 PH27 che il terzo asteroide, chiamato 2021 LJ4, seguono orbite che non si intersecano con quella della Terra.

Gli astronomi attualmente monitorano oltre 2200 asteroidi potenzialmente pericolosi, rocce spaziali che orbitano pericolosamente vicino alla Terra e che sono più larghe di 1 km. Un impatto con un asteroide simile a loro rappresenta la preoccupazione più grande in quanto causerebbe potenzialmente distruzioni diffuse sul nostro pianeta. Tuttavia, anche asteroidi molto più piccoli causerebbero molti problemi se dovessero cadere in aree densamente popolate. Ad esempio, un asteroide largo solo 50 metri causerebbe danni all’intera città di Londra se esplodesse sopra il centro della City.

Grazie a DART e HERA

Immagine di fantasia della missione Hera verso l’asteroide Didymos.

Fortunatamente, gli astronomi sono in grado di calcolare le traiettorie degli asteroidi per secoli nel futuro e al momento non ci sono rocce spaziali conosciute che dovrebbero preoccuparci. E quando una tale roccia apparirà, la comunità spaziale globale ritiene di avere in mano gli strumenti per proteggere il pianeta. A settembre, la missione Double Asteroid Redirection Test (DART) della NASA ha cambiato con successo la traiettoria del piccolo asteroide Dimorphos (160 metri), che orbita attorno alla sua roccia madre Didymos, larga circa 780 metri, scagliandogli contro un proiettile del peso di una lavatrice. L’attesa modifica della velocità orbitale del piccolo satellite era nell’ordine dei 10 minuti ma il satellite LiciaCube, realizzato in Italia da Argotec con il supporto dell’Agenzia spaziale italiana, ha volato insieme a Dart e staccatosi da essa poco prima dell’impatto, ha misurato una variazione oltre le attese di circa il doppio del previsto.

Misurazioni successive e più accurate verranno effettuate dalla missione Hera dell’Agenzia spaziale europea che partirà nell’autunno del 2024 e arriverà a destinazione a fine 2026 ma già adesso si può concludere che la missione ha avuto successo.

L’esito di questo esperimento, unico nel suo genere, suggerisce che, ammesso di riuscire ad accorgersi abbastanza presto di un possibile scontro, potremmo essere in grado di tenere a bada i fastidiosi asteroidi semplicemente deviandone il cammino.

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