Chandra osserva un resto di supernova

L’esplosione è avvenuta circa 310 anni fa nella Grande Nube di Magellano

Il resto di supernova SNR 0509-67.5 ripreso dal Telescopio Spaziale Hubble nel 2010.

La nostra Via Lattea sembra avara di supernove. L’ultima avvistata è stata quella vista il 10 ottobre 1604, nota come Supernova di Keplero, poi più niente. In realtà altre stelle sono esplose nel frattempo in varie parti della Galassia e almeno due non viste perché soffocate dai densi campi stellari in direzione del centro galattico. In altri termini, la posizione all’interno della nostra galassia non favorisce l’osservazione di tali fenomeni. La più recente supernova nel nostro settore sembra essere quella esplosa verso il 1880 e lo sappiamo dallo studio del suo guscio gassoso in espansione associato, propriamente “resto di supernova” (SNR), individuato nelle lunghezze d’onda dei raggi X.

Simeis 147 è un antico SNR posto tra le costellazioni del Toro e Auriga. Ha un diametro apparente di circa 6° e un’età di circa 40.000 anni. È un oggetto molto ambito dagli astrofotografi. (Eso/Dss2, Giuseppe Donatiello)

Poche esplosioni nel nostro quartiere cosmico

Se la Via Lattea è parca di supernove osservabili, anche le altre galassie del Gruppo Locale non sono da meno. Andromeda (M31), ad esempio, ne ha mostrata una sola nel 1885. Per Triangulum (M33) invece non è riportata alcuna supernova sin dalla sua scoperta. La più vicina e recente supernova rimane la SN1987A, esplosa nella Grande Nube di Magellano nel 1987. Tale carenza di esplosioni ha portato a supporre che l’intero Gruppo Locale sia in qualche modo atipico rispetto ad altri gruppi dove le esplosioni sembrano essere decisamente più frequenti.

Basilari per l’evoluzione stellare

Eppure quello delle supernove è un fenomeno basilare per comprendere l’evoluzione stellare quindi molto possiamo sapere dallo studio dei loro resti che, per fortuna, non sono rari. Gli SNR sono strutture diffuse e in espansione che conservano una dettagliata registrazione chimica della stella di grande massa esplosa. L’onda d’urto in espansione, generata nel momento del collasso, spazza l’ambiente circostante per molti anni luce, quindi l’osservazione di tali oggetti offre occasioni uniche per studiare anche il mezzo interstellare.

Gli SNR sono anche i principali diffusori di elementi pesanti nelle nubi molecolari d’idrogeno e guidano, almeno in parte, la formazione di nuove stelle. Si pensa che siano anche responsabili dell’accelerazione dei raggi cosmici galattici. Ce n’è quindi abbastanza da renderli oggetti interessanti.

Immagine pseudo RGB a raggi X Chandra di SNR 0509-67.5 con il rosso corrispondente alla banda 0,5-1,2 keV, il verde a 1,2-2 keV e il blu a 2-10 keV. Sono sovrapposte le sei regioni utilizzate per le misure. (Tratto da Guest et al. 2022)

In una galassia vicina

Un gruppo di astronomi, guidato da Benson T. Guest, usando i dati dell’osservatorio a raggi X Chandra della Nasa, ha studiato in tale regione spettrale il resto di supernova noto come SNR B0509-67.5 situato nella Grande Nube di Magellano (LMC) ottenendo informazioni essenziali su tale struttura.

Questa eterea bolla cosmica larga 23 anni luce, fu scoperta dall’Osservatorio Einstein ed è attribuita all’esplosione di una supernova del tipo Ia. Le supernove Ia derivano dalla distruzione di una nana bianca diventata instabile sino a esplodere dopo aver sottratto materia a una compagna vicina. Un’altra idea è che la detonazione avvenga quando due nane bianche si scontrano, distruggendo entrambi gli oggetti. Altri studi avevano stabilito un’età di circa 310 anni, dedotta calcolando a ritroso la data dell’esplosione da una velocità di espansione media di 7500 Km/s. Il nuovo studio ha indagato con dati acquisiti nel 2020 SNR 0509-67.5, migliorandone la conoscenza della sua espansione.

Il team ha misurato il diametro dello SNR utilizzando profili radiali lungo sei regioni che attraversano tutte il centro geometrico della nebulosa e quindi confrontate con altri dati ottenuti in precedenza da Chandra tra il 2000 e 2007. La variazione misurata ha prodotto una velocità di espansione media di 6.120 km/s, corrispondente a un’età non decelerata di circa 600 anni. L’età reale dello SNR è dunque ancora più bassa ma coerente con la precedente stima.

Nata da una collisione?

Questo SNR è stato anche osservato dal Telescopio Spaziale Hubble nel 2010 (foto d’apertura) per cercare traccia della stella compagna sopravvissuta. Le osservazioni non sono approdate a nulla, quindi gli astronomi pensano che a produrre la supernova sia stato lo scontro di due nane bianche entrambe andate distrutte.

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Informazioni su Giuseppe Donatiello 354 Articoli
Nato nel 1967, astrofilo da sempre. Interessato a tutti gli aspetti dell'astronomia, ha maturato una predilezione per il deep-sky, in particolare verso i temi riguardanti il Gruppo Locale e l'Universo Locale. Partecipa allo studio dei flussi stellari in galassie simili alla Via Lattea mediante tecniche di deep-imaging. Ha scoperto sei galassie nane vicine: Donatiello I (2016), Donatiello II, III e IV nel sistema di NGC 253 (2020), Pisces VII (2020) e Pegasus V (2021) nel sistema di M31. Astrofotografo e autore di centinaia di articoli, alcuni con revisione paritaria.