Impatto avvenuto!

La sonda DART colpisce e devìa un asteroide

L’impatto è avvenuto.  Puntuale, all’1:14 ora italiana, alla velocità di 23.600 chilometri orari (circa 6,2 chilometri al secondo). La sonda spaziale della Nasa Dart ha colpito il suo obiettivo, la piccola luna dell’asteroide Didymos, a 14 milioni di chilometri dalla Terra.

L’impatto ha prodotto i due maggiori risultati che ci si attendeva. Quello principale: testare tutte le manovre e le tecniche per poter deviare un asteroide potenzialmente pericoloso se dovesse puntare verso la Terra. Secondo: analizzare i frammenti scaturiti nell’impatto, indagare sulla morfologia, la struttura e la superficie di questo grosso masso cosmico, che si chiama Dimorphos, e ruota regolarmente, per effetti della gravità, attorno a Didymos, un asteroide del diametro di quasi 800 metri.

Difesa planetaria

Ora tutti i team di astronomi della missione sono mobilitati. Per capire come, e soprattutto di quanto, si è spostata la traiettoria dell’oggetto cosmico.                            

Dimorphos è una roccia relativamente piccola, ha diametro di 163 metri” – ci dice Maurizio Pajola, dell’Inaf (Istituto Nazionale di Astrofisica), che fa parte del team scientifico della missione, per occuparsi degli studi morfologici dell’asteroide e del mini-satellite italiano LiciaCube, che ha ripreso tutto la fase dell’impatto, con esperienze già per le missioni Osiris-REx e Rosetta – “D’altra parte questo è un test dimostrativo per comprendere in dettaglio le modalità e le tecniche. Per asteroidi di grosse dimensioni, infatti, non basterebbe una sonda come Dart, ma potenti missili e forse con qualche ordigno nucleare”.

Dart, una sonda spaziale che pesava 610 chilogrammi alla partenza da Cape Canaveral del novembre 2021, e 550 al momento dell’impatto di questa notte, ci sta inviando informazioni importanti per una eventuale futura missione di difesa planetaria.

I due asteroidi in questione non sono infatti pericolosi per la Terra, ma ce ne sono altri che potrebbero esserlo. Se mai ne sarà scoperto uno, la cui orbita prevede una possibile collisione con la Terra ci serviranno dei metodi per deviarne la traiettoria. Uno di questi è proprio quello di lanciare un oggetto da Terra, che si schianti contro l’asteroide.

Un mini-satellite made in Italy per riprendere l’impatto

LiciaCube, rimanendo a distanza di sicurezza, ha il compito di fotografare e acquisire i dati dell’impatto, anche per verificare se l’asteroide devierà la sua traiettoria. Dart è il primo test, in scala reale, della tecnica di impatto cinetico a scopo di Difesa Planetaria per la salvaguardia della Terra, qualora in futuro si creino situazioni di pericolo causate da oggetti celesti che intersecano l’orbita terrestre.

Nessuno dei due asteroidi rappresenta una minaccia per la Terra, ma la loro orbita attorno al Sole li fa transitare abbastanza vicino al nostro pianeta da permettere ai telescopi di osservare le conseguenze della collisione di Dart e calcolare quanto la missione sarà stata efficace nel modificare la traiettoria di Dimorphos a seguito dell’impatto. La variazione del periodo di rivoluzione di quest’ultimo intorno al suo più massiccio compagno roccioso verrà misurata nelle fasi immediatamente successive all’impatto e poi in maniera cumulativa per i mesi e gli anni successivi. In aggiunta a quanto rilevato da Terra, saranno le immagini acquisite da LiciaCube a fornire elementi unici acquisiti in situ e nei momenti appena successivi all’impatto, rilevanti anche per la misura della deflessione orbitale.

C’è anche molta scienza italiana

Vi sono anche molti astrofisici italiani nei team scientifici di Dart. Maurizio Pajola e Alice Lucchetti, fanno parte di un team di circa 40 ricercatori alla guida di Elisabetta Dotto dell’Inaf; sono coinvolti in vari aspetti della missione, sia per la sonda della Dart, che per LiciaCube, che è dotato di due sofisticate fotocamere chiamate Leia e Luke: “Saranno in grado di scattare, in media, una foto al secondo” – dice Maurizio Pajola – “e ci attendiamo immagini uniche nella storia dell’esplorazione interplanetaria non solo sulle dinamiche della deviazione di traiettoria di Dimorphos, la luna del diametro di 163 metri dell’asteroide Didymos, ma sulla morfologia superficiale e la sua struttura. L’unicità di questa missione, che la rende più complessa ma anche più importante dal lato scientifico, è che questa volta l’asteroide-obiettivo non è un corpo unico, ma doppio”.                                                                                                                                         

Il team scientifico di LiciaCube, tutto italiano, comprende ricercatori dell’Inaf, del Politecnico di Milano, delle Università di Bologna e Parthenope di Napoli, dell’Ifac-Cnr di Firenze. 

Un centro controllo missione a Torino (in attesa di Artemis I)

 “Dal nostro centro di controllo di Argotec a Torino, stiamo supportando in tempo reale le attività del satellite: abbiamo iniziato dal rilascio dalla sonda americana, il 12 settembre, fino all’acquisizione di immagini ad alta risoluzione dell’impatto di Dart” – dice David Avino, alla guida di Argotec, azienda che ne ha realizzato una piattaforma che utilizzerà un sistema di navigazione autonomo, un sistema propulsivo integrato,un’ottica potente e un evoluto computer di bordo, per raccogliere dati scientifici fondamentali allo sviluppo di tecniche per la difesa della Terra da potenziali impatti con asteroidi.                                                                                                                           

Il progetto del satellite è in buona parte derivato da quello della missione ArgoMoon, iniziativa di ASI che presto prenderà parte al lancio di Artemis-I, più volte rimandato e ora in attesa di una nuova data di lancio, dopo che Sls e Orion sono stati ritrasferiti questa mattina all’interno del grande edificio di assemblaggio Vab.

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