Tutto pronto per il bombardamento di Dimorphos

COLLEGAMENTO IN DIRETTA CON LA NASA PER IL DOUBLE ASTEROID REDIRECTION TEST

Double asteroid redirection test (Dart) è la prima missione mai sviluppata che è stata dedicata alla deflessione degli asteroidi, modificando il loro moto nello spazio attraverso un impatto cinetico. Deviare un asteroide in corsa non è una cosa semplice. Questa missione prevede l’impatto di Dart con un asteroide bersaglio, che attualmente non rappresenta una minaccia per la Terra. Il target scelto è il sistema binario di asteroidi Didymos, composto dal corpo principale di circa 780 metri di diametro e dal più piccolo Dimorphos di circa 160 metri.

Dart impatterà su Dimorphos a una velocità di poco superiore ai 22.500 km/h per cambiare la sua orbita all’interno del sistema binario e il Dart Investigation Team avrà il compito di analizzare i dati dell’impatto e di confrontarle con le simulazioni fatte al computer.

In questo modo, sarà possibile valutare se questo approccio alla difesa planetaria sia percorribile, affinare i modelli da impatto e scegliere il modo migliore per applicarlo ai futuri scenari.

Lo storico test della NASA è pronto si realizza oggi 26 settembre alle 23:14 UTC ed è possibile seguire l’evento sul canale Youtube dedicato della Nasa Television.

La storia di Dart nasce nel 2005, quando il Congresso chiese alla Nasa di trovare, entro il 2020, il 90% degli asteroidi vicini alla Terra abbastanza grandi da distruggere una città. Per intenderci, quelli che hanno un diametro superiore a 140 metri.

Ad oggi più della metà del lavoro è incompiuto. Per questo motivo, l’impossibilità di tracciare tutti questi macigni potenzialmente letali ha portato l’agenzia spaziale a sviluppare dei metodi per rispondere a una potenziale minaccia, qualora dovesse emergere.

A differenza del film Armageddon, Dart non farà esplodere un asteroide. A dirla tutta, questa sarebbe una pessima idea dal momento che potrebbe generare detriti molto pericolosi. Al contrario, una “spintarella” atta a fargli cambiare orbita, potrebbe essere sufficiente per ottenere un effetto più efficace.

In un nuovo articolo, Spacecraft Geometry Effects on Kinetic Impactor Missions, vengono vagliate le conseguenze della geometria realistica di diversi veicoli spaziali nelle simulazioni multifisiche. Infatti, mentre le simulazioni precedenti prevedevano forme ideali delle sonde per gli impatti come sfere, cubi o dischi, ora ci si è accorti dell’importanza delle geometrie dei veicoli spaziali che, più dettagliate sono, meglio possono prevedere l’esito dell’impatto. In particolare, la geometria di Dart consiste in un corpo centrale delle dimensioni di un distributore automatico (1,8 x 1,9 x 2,3 m) e due pannelli solari da 8,5 m.

 Cosa accadrà durante la collisione?

Dal momento che Dart si muove molto velocemente, è essenziale la precisione. La fotocamera di Dart, infatti, non individuerà Dimorphos come un punto separato da Didymos fino a circa un’ora prima dell’impatto. Colpire un oggetto molto piccolo nello spazio non è per nulla una impresa semplice, ma se la missione avrà successo, Dart e Dimorphos si collegheranno come previsto e l’orbita del piccolo asteroide si avvicinerà al più grande Didymos. Come questo impatterà sulla dinamica dei due dipende dalla struttura e dalla composizione di Dimorphos. Infatti, se l’asteroide si rivelerà solido, Dart potrebbe scavare solo un piccolo cratere e la variazione di traiettoria seguirà come da manuale la fisica classica, quella di due oggetti che si scontrano restano attaccati.

Dart si sta muovendo nella direzione opposta a Dimorphos, per cui abbasserà il momento angolare dell’asteroide, facendolo avvicinare a Didymos. Tuttavia, se Dimorphos è più simile a un aggregato di roccia e macerie tenute insieme dalla gravità, allora l’impatto creerà un cratere molto profondo e produrrà una pioggia di detriti nello spazio. In questo caso, Dimorphos di avvicinerà ancora di più a Didymos. Per capire l’esito della missione, un satellite compagno, LICIACube, catturerà immagini della scomparsa di Dart, osservando la scena relativamente vicino all’asteroide.

Anche altri osservatori spaziali, come i telescopi Hubble e James Webb e la missione Lucy utilizzeranno i loro strumenti per monitorare la collisione da più lontano.

Sergio Erculiani

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