Il programma di protezione planetaria

Come proteggere i viaggi spaziali da contaminazioni extraterrestri

Non si devono portare a casa piante o animali dai paesi esotici perché questo crea una perturbazione dell’ecosistema. E questo potrebbe portare a un effetto a cascata sull’intero ecosistema. Ormai siamo nell’era spaziale: il discorso si può adattare anche a questi viaggi? Ovviamente sì.

Andando a spasso nello spazio, potrebbe accadere di portare a casa, anche inavvertitamente, forme di vita che sulla Terra non ci sono, oppure, più probabilmente, portare da casa batteri che potrebbero contaminare l’ambiente dove si è diretti. Un po’ come successe ai conquistadores, quando andarono nel Nuovo Mondo.

Esiste un intero dipartimento che si occupa di protezione planetaria per le missioni in uscita che si occupa di prevenire la contaminazione dannosa che inibisca le misurazioni future, volta alla ricerca dell’esistenza o dell’evoluzione della vita extraterrestre.

Questa prevenzione si ottiene seguendo linee guida specifiche, basate sulle conoscenze scientifiche esistenti relativamente alla destinazione e al tipo di missione.

Non sto parlando soltanto di viaggi su altri pianeti, ma anche verso piccoli corpi rocciosi.

Questi corpi sono molto importanti per la loro importanza nella chimica prebiotica.

 Le politiche Cospar classificano tutte le missioni verso piccoli corpi del Sistema solare come Categoria I o Categoria II. L’attuale politica della Nasa (NPR 8715.24) include la seguente descrizione delle priorità degli obiettivi planetari distinguere tra missioni di categoria I e II:

 Categoria I: Non di interesse diretto per comprendere il processo di evoluzione chimica o dove l’esplorazione non viene messa a repentaglio dalla contaminazione terrestre.

 Categoria II: Di notevole interesse per il processo di evoluzione chimica ma remote possibilità che la contaminazione da parte di veicoli spaziali possa compromettere le indagini future.

 Esistono anche altre due categorie, definite Categoria III/IV e Categoria V.

La Categoria III/IV è “dove c’è una significativa possibilità che la contaminazione trasportata da un veicolo spaziale possa mettere a repentaglio l’esplorazione futura”. Viene definito “caso significativo la presenza di nicchie in cui i microrganismi terrestri potrebbero proliferare e la probabilità di trasferimento in quei luoghi”.

Rientrano in questa categoria Marte, a causa di possibili habitat di superficie, Europa, a causa del suo oceano sotterraneo, ed Encelado a causa di prove di pennacchi d’acqua.

Missioni Nasa su piccoli corpi che hanno ricevuto la Categoria III includono Dawn e Psyche, entrambe dovute all’intento di sorvolare Marte.

 La Categoria V si divide in “con” e “senza restrizioni”. La prima rappresenta “missioni di ritorno sulla Terra da parte di organismi ritenuti dall’opinione scientifica non ospitare forme di vita indigene”.  La seconda invece prevede “Missioni di ritorno sulla Terra con organismi ritenuti da pareri scientifici di interesse significativo per il processo di evoluzione chimica o l’origine della vita”. Sono di Categoria V senza restrizioni Venere e la Luna, mentre di Categoria V limitata, ancora una volta, Marte, Europa, Encelado.

Quindi, ogni documento relativo alla protezione di una missione è differente e ha vari gradi di importanza da considerare. Sostanzialmente però. Esistono delle linee guida comuni a tutti, che si possono riassumere in otto punti.

1: Alcuni dei piccoli corpi del Sistema solare contengono composti organici prebiotici che sono rilevanti per lo studio dell’origine della vita nel sistema solare.

2: Sulla base delle conoscenze attuali, è altamente improbabile che piccoli corpi ospitino forme di vita o che i microbi terrestri trasportati da un veicolo spaziale possano proliferare su un piccolo corpo. Inoltre, non vi è alcuna probabilità realistica che i microbi terrestri emessi da un veicolo spaziale possano essere trasportati in un altro piccolo corpo in un lasso di tempo paragonabile ai tempi rilevanti per le missioni. In pratica, contaminando il corpo A, esso non minaccerà il corpo B).

3: I piccoli corpi rientrano nella categoria I e II, ovvero quella di protezione planetaria appropriata per le missioni su corpi primitivi, ricchi di volatili e portatori organici che hanno importanza astrobiologica. I corpi vengono suddivisi per tipologie, come quelli appartenenti cintura principale asteroidi (MBA), oggetti vicini alla Terra (NEO), troiani, comete, oggetti della fascia di Kuiper (KBO), e Centauri. Ognuno di essi ha il potenziale per fornire indizi sulla chimica prebiotica.

4: Le attuali conoscenze scientifiche riguardanti alcuni grandi asteroidi non sono sufficienti per supportare una categorizzazione ben informata delle missioni per tali oggetti, ma la categoria II è accettabile fino a futura rivalutazione, come esempio per la luna Cerere.

5: Esiste una rivalutazione periodica dello schema di protezione planetaria e della categorizzazione di tutti i piccoli corpi con cadenza regolare.

6: Secondo le attuali linee guida per la protezione planetaria della Nasa e del Cospar, gli oggetti della categoria II richiedono solo un livello minimo di informazioni documentate, principalmente mirate al sito di impatto/atterraggio.

 7: L’accesso alle informazioni di protezione planetaria è importante per pianificare future missioni e per studiare l’evoluzione chimica e la origine della vita. Attualmente non esiste un vero e proprio archivio di protezione planetaria.

 Risultato 8: L’applicazione delle politiche di protezione planetaria relativamente alle attività spaziali del settore privato potrebbe non adottare al meglio queste linee guida a causa di percezioni errate sui requisiti di protezione planetaria anche a causa della politica non chiara  e della capacità di applicare e applicare politiche di protezione planetaria riguardanti lo spazio.

 Detto ciò, è importante capire come queste politiche si integreranno nelle future missioni e, soprattutto, come si sposeranno con l’industria privata e lo sfruttamento spaziale.

Sergio Erculiani

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