Samantha Cristoforetti, prima europea a “passeggiare” nello spazio

LA CRONACA DEL LUNGO E SPETTACOLARE SPACE WALK DELL’ASTRONAUTA ESA

 Il grande sogno di Samantha Cristoforetti è diventato realtà. Quando sin da ragazzina, da accanita lettrice di romanzi di fantascienza a tema spaziale si immergeva in avventure cosmiche con astronauti che fluttuano nel vuoto cosmico, sognava un giorno di poter volteggiare nello spazio aperto, fuori dalla navicella o dal modulo spaziale.

“Credo che per quasi tutti coloro che diventano astronauti, uno dei più grandi desideri sia quello di compiere passeggiate spaziali, o attività extraveicolari. Tra tutte le operazioni che si effettuano in orbita è quella più eccitante, straordinaria, e spero di compierne una prima o poi” – ci aveva detto l’astronauta di origini trentine, che da fine aprile vive e lavora sulla Stazione spaziale internazionale assieme a colleghi americani e russi per la missione Minerva, che si concluderà a fine settembre.

Il sogno è stato coronato il 21 luglio 2022, dalle 16,50 ora italiana e per 6 lunghe e faticose ore di lavoro.

La passeggiata di Samantha e Oleg

Sei ore di lavoro nel vuoto dello spazio. Aggrappati al braccio robotizzato europeo ERA, e girando assieme alla Stazione spaziale internazionale attorno alla Terra in un’ora e mezza. Ore e ore di lavoro mentre ogni 45 minuti si alternano la parte illuminata dal Sole e quella in ombra nel buio più assoluto. E che solo il supporto di grosse pile luminose può sopperire.

La prima, storica “passeggiata spaziale” di un’astronauta donna europea è ancora in corso mentre scriviamo questo post, con tutto il faticoso lavoro che andava svolto e gli obiettivi da raggiungere. Agganciare il braccio robotico ERA al supporto di uno dei moduli del segmento russo non è stato affatto banale.

L’attività extraveicolare di Samantha Cristoforetti, assieme al comandante russo Oleg Artemijev, era iniziata alle 16,50 ora italiana. Alcune verifiche tecniche e di sicurezza (soprattutto sulla pressurizzazione degli scafandri) e poi, dopo quasi due ore trascorse nella camera di decompressione (chiamato “airlock” in termine Nasa) quella cioè che serve a far si che l’ossigenazione del corpo possa adattarsi all’escursione nel vuoto cosmico all’interno dello scafandro, e Samantha Cristoforetti è diventata la prima astronauta europea a compiere una attività esterna ad un veicolo o modulo spaziale. La Cristoforetti ha fatto capolino fuori dal portellone, per poi indietreggiare e infine uscire per la più spettacolare delle operazioni astronautiche, ed è uscita per prima.

L’uscita è avvenuta mentre la Stazione Spaziale attraversava una zona di luce, durante la sua orbita di 93 minuti, sopra l’Atlantico a 400 chilometri dalla Terra. E tra le 21.44 e le 21.40 la ISS, con AstroSamantha ancora al lavoro in attività esterna, passa sopra l’Italia.

Il modulo è quello russo chiamato “Nauka”, l’ultimo arrivato, proprio il 21 luglio di un anno fa, e dopo molti anni di rinvii. E’ un modulo adatto come “sezione di compensazione” e può avere anche utilizzi di modulo abitativo.

Le tute Orlan

D’altra parte la “passeggiata” è russo-europea, poiché con Samantha è uscito anche il comandante russo Oleg Artemijev. E il lavoro da svolgere sui concentrerà proprio su componenti europee e russe della Stazione Spaziale Internazionale.

A seguire da Houston fase per fase dell’attività extraveicolare è Luca Parmitano, che di queste “passeggiate spaziali” ne ha effettuate sei, nelle sue due precedenti missioni “E’ un’attività extraveicolare pianificata attorno al segmento russo della Stazione Spaziale Internazionale e che vede la partecipazione di un’astronauta dell’Esa perché uno degli obiettivi è il completamento della procedura per l’attivazione del Braccio Robotico Europeo (Era) agganciato al modulo russo Nauka. Si tratta quindi – osserva Parmitano – di un’attività congiunta russa ed europea”.

Il lavoro dei due cosmonauti all’esterno, che indossano l’ultimo modello dello scafandro russo “Orlan”, 112 chilogrammi e tuta a corpo unico, e sono collegati con un sottile “cordone ombelicale” al modulo della Stazione, è dunque durato entro le sette ore previste. Samantha è riconoscibile per le strisce blu sullo scafandro, mentre Artemijev indossa strisce rosse. I russi la utilizzano dagli anni 70, e nel corso degli anni l’hanno modificata e migliorata sia dal lato tecnologico che della sua struttura. Se infatti nello spazio i 112 chili non si sentono per via della relativa assenza di gravità, lo scafandro è pur sempre ingombrante, e modificare la struttura per rendere meno complicati i movimenti dell’astronauta che deve lavorare per 6-7 ore nel vuoto resta pur sempre prioritario.

Gli scafandri di tipo Emu americani infatti sono “fuori servizio” a causa dell’ennesimo problema di infiltrazioni d’acqua, avvenuto il 23 marzo scorso in quello dell’astronauta europeo Matthias Maurer. Un incidente simile a quello che mise in serio pericolo Luca Parmitano nel 2013. Di conseguenza, da quel momento le uniche tute spaziali operative, per quelle note tecnicamente come “attività extraveicolari”, sono quelle russe, per le quali comunque l’astronauta italiana si era addestrata durante la preparazione per questa sua seconda missione spaziale.

Il lancio dei 10 nano-satelliti … a mano

Sette ore è il tempo quasi al limite di autonomia delle tute Orlan. L’astronauta italiana e il suo collega russo hanno operato senza sosta, filmando tutte le operazioni grazie ad uma mini-telecamera posta sul casco, all’esterno della Stazione Spaziale, per lavorare allo stesso modulo Nauka, e per manutenzioni esterne a ERA (European Robotic Arm) il primo robot in grado di “camminare” attorno al segmento russo della Stazione Spaziale Internazionale. Leggero e potente, lungo oltre 11 metri, il braccio ha la capacità di ancorarsi a dei punti fissi della Stazione e di muoversi avanti e indietro da solo. Servirà come braccio manipolatore principale nella parte russa della Stazione, ed è il motivo per cui è stato spostato e collocato in quella sezione russa della grande base orbitante. I suoi sette giunti possono gestire carichi utili di diverse tonnellate con un’ampia gamma di movimenti per le attività di assemblaggio. Samantha ha controllato e verificato che la protezione dell’unità della telecamera del braccio fosse sufficientemente nitida da consentire a un laser di guidare il braccio nelle operazioni di presa e spostamento. 

Durante l’attività extraveicolare è stato anche effettuato il rilascio in orbita di 10 nano-satelliti, talmente piccoli che i due astronauti li hanno potuti lanciare a mano, uno dietro l’altro con telecronaca in perfetto inglese di Artemijev. Anche questa, un’operazione complicata: l’ingombro degli scafandri e il lavoro nel vuoto, aggrappati, la complica, tanto che uno dei mini-satelliti lanciati a mano da Artemijev ha pure toccato, per fortuna senza danni, un pannello della ISS.

Si può rivedere la diretta Nasa della storica attività extraveicolare sulla pagina Youtube di Nasa Live


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