Oggetto di un metro avvistato prima che colpisse la Terra

Non ha prodotto danni ma è un severo test per le capacità di rilevamento

La breve traccia lasciata dall'asteroide 2022 EB5 in un'immagine CCD (Esa)

Alle 19:24 UTC dell’11 marzo 2022, l’astronomo Krisztián Sárneczky ha scoperto un nuovo oggetto luminoso in rapido movimento nel cielo utilizzando il telescopio Schmidt da 60 cm operativo presso l’Osservatorio Piszkéstető, in Ungheria. Ha ottenuto quattro osservazioni di posizione in rapida successione e solo 14 minuti dopo ha riferito la scoperta al Minor Planet Center (MPC), designando inizialmente l’oggetto come Sar2593.

Mappa con la previsione del punto d’impatto

Certezza d’impatto

I primi calcoli dei sistemi automatizzati di valutazione d’impatto, mostravano inizialmente una probabilità inferiore all’1% che l’oggetto colpisse la Terra, ma con l’arrivo di nuovi dati la probabilità è salita al 100%.

L’impatto sarebbe avvenuto 2 ore dopo la rilevazione in una zona a poche centinaia di chilometri a nord dell’Islanda, in piene Atlantico. I dati fotometrici indicavano comunque un oggetto di circa un metro, grosso quanto una lavatrice. Nulla di preoccupante poiché questi oggetti si distruggono completamente durante il tragitto in atmosfera e producono al massimo qualche piccolo meteorite. Di eventi simili, inoltre, se ne producono una decina ogni anno e sono responsabili dei bolidi e superbolidi di cui spesso proponiamo i resoconti, specialmente di quelli avvistati in Italia dalla rete di rilevamento Prisma.

Subito dopo alla comunicazione, il Minor Planet Center ha designato l’oggetto come 2022EB5, ed è diventato il quinto impattore osservato nello spazio prima di colpire il nostro pianeta nonché il primo scoperto in Europa.

Una misura del rischio asteroidale: i danni sono proporzionali alle dimensioni dell’oggetto impattatore.
Gli oggetti più pericolosi sono anche molto rari. (Esa)

Come mai solo il quinto?

Può sembrare inquietante, ma è una buona notizia. I grandi asteroidi, quelli con diametro di chilometri, sono più facili da individuare. Sebbene possano essere responsabili di danni importanti, sono fortunatamente alquanto rari. Gli astronomi sanno dove si trova la stragrande maggioranza di essi e possono dire con certezza che nessuno di essi rappresenta un rischio per il nostro pianeta almeno per il prossimo secolo.

Gli asteroidi più piccoli sono certamente più comuni e colpiscono infatti la Terra più frequentemente. Sebbene siano più difficili da individuare, le conseguenze di un loro impatto sono minori. Tutti e cinque i meteoroidi individuati prima dell’impatto sono stati individuati dal 2008, e questo rappresenta una prova di quanto la tecnologia per individuarli sia migliorata in questi anni.  

Questione di tempismo

Aver intercettato un oggetto di appena un metro con ben due ore di anticipo rispetto al suo impatto, è molto indicativo della capacità attuale di allerta. Nella sciagurata circostanza in cui un oggetto più massiccio dovesse dirigersi verso la Terra, anche poche ore sarebbero sufficienti per allertare la popolazione e tentare un’evacuazione della regione.

Modello del Flyeye Telescope dell’Esa in costruzione sulel Madonie in Sicilia. (Esa)

Servono occhi

Per garantire una sorveglianza efficace servono strumenti adatti e a breve inizierà la costruzione del telescopio Wide Field Mufara Telescope o Flyeye da parte dell’Esa a quota 1850 m sul gruppo delle Madonie in Sicilia. Questo nuovo telescopio europeo dividerà ogni immagine in 16 più piccole, espandendo il suo campo di vista complessivo, in modo simile a un occhio composito degli insetti.  

Migliorando la capacità previsionale degli impatti, migliorerà anche la prontezza di reazione in caso di possibilità di esplosioni aeree oppure indirizzare missioni di deflessione per prevenirne l’impatto.

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Informazioni su Giuseppe Donatiello 354 Articoli
Nato nel 1967, astrofilo da sempre. Interessato a tutti gli aspetti dell'astronomia, ha maturato una predilezione per il deep-sky, in particolare verso i temi riguardanti il Gruppo Locale e l'Universo Locale. Partecipa allo studio dei flussi stellari in galassie simili alla Via Lattea mediante tecniche di deep-imaging. Ha scoperto sei galassie nane vicine: Donatiello I (2016), Donatiello II, III e IV nel sistema di NGC 253 (2020), Pisces VII (2020) e Pegasus V (2021) nel sistema di M31. Astrofotografo e autore di centinaia di articoli, alcuni con revisione paritaria.