Dieci anni di Vega

Oggi il lanciatore Vega, fiore all’occhiello dell’industria spaziale italiana, compie 10 anni.

Il 13 febbraio 2012 l’Agenzia spaziale europea (Esa) effettuò il primo lancio ufficiale del Vettore Europeo di Gestione Avanzata con il codice VV01 dal Centro Spaziale guyanese di Kourou, portando in orbita nove satelliti, tra cui i nostri LARES (LAser RElativity Satellite) e ALMASat-1. Peraltro, nonostante fosse il suo debutto, il lanciatore si discostò solo pochi metri dalla rotta stabilita e riuscì a compiere perfettamente la missione con un successo sopra alle aspettative.

Da allora i viaggi del Vega, totalmente made in Italy (è costruito presso gli stabilimenti della Avio a Colleferro), sono stati 20 e hanno imbarcato complessivamente 111 satelliti. L’Italia è il maggior finanziatore e sviluppatore del programma (65%), seguita da Francia (12,43% con il Centre national d’études spatiales, CNES, e ArianeSpace), Belgio (5,63%), Spagna (5%), Paesi Bassi (3,5%), Svizzera (1,34%) e Svezia (0,8%). Vega all’inizio si chiamava “Zefiro” (ZEro FIrst stage ROcket motor), dal nome del modello di propulsore previsto nella sua configurazione originale e fu presentato nel 1988 dalla Bombrini Parodi Delfino (Bpd) all’Agenzia spaziale italiana quale successore dello Scout, il vettore usato nel programma “Progetto San Marco” che, però, si apprestava a terminare la sua vita operativa.

Il nome Vega gli fu dato successivamente, in onore della costellazione Lira, di cui appunto Vega è la stella alfa, quella usata ancora oggi da milioni di appassionati di astronomia per trovarla essendo tra le più luminose del cielo. Il programma vero e proprio con il nome definitivo partì ufficialmente nel 1998 quando l’Esa dette la sua approvazione ufficiale. Da quel momento, l’Agenzia Spaziale Europea investì circa 700 milioni di euro e quasi nove anni per sviluppare il vettore. Tanto che il 26 giugno 2006 ci fu il suo primo test di qualifica: furono accesi i motori del secondo stadio (zefiro23) presso il poligono militare di Quirra in Sardegna. Infine, il 30 novembre dello stesso anno a Kourou, furono accesi i motori del primo stadio (P80), collaudati definitivamente un anno dopo (5 dicembre 2007).

egli anni successivi si lavorò per arrivare al debutto di Vega, originariamente previsto a novembre 2011, ma che poi slittò fino al 2012. Negli anni successivi il piccolo lanciatore si è dimostrato rivoluzionario. Non a caso, detiene il record europeo di satelliti lanciati con un singolo volo (missione VV16), avendone messi in orbita 53 grazie all’adattatore di carico Small Spacecraft Mission Service (Ssms). Inoltre, è stato in grado di compiere un volo sub-orbitale e ha permesso al dimostratore tecnologico LISA Pathfinder di raggiungere il primo punto lagrangiano del sistema Terra-Sole. Peraltro, l’Ariane 6, il nuovo lanciatore di ArianeSpace che dovrebbe effettuare il suo lancio di debutto nel 2022, monterà due booster P120C, progettati e costruiti dalla joint venture Europropulsion (ArianeGroup e Avio). Questi saranno anche il primo stadio di Vega-C, la versione aggiornata del lanciatore.

Vega-C e Ariane-6 rappresentano il futuro dell’Europa per la messa in orbita dei satelliti. Il primo per quelli di peso fino ad alcune tonnellate, i “piccoli”. Il secondo per quelli superiori, i “pesanti”, come quelli metereologici e per le telecomunicazioni. La collaborazione tra Italia e Francia sui due lanciatori, infatti, sarà fondamentale per permettere all’Europa di mantenere l’accesso indipendente allo spazio, oggi più che mai una priorità strategica sia in ambito geo-politico sia economico.  Soprattutto in un momento dove c’è forte competitività a livello internazionale per la leadership del settore, grazie all’arrivo di privati come SpaceX.

10 anni, 20 missioni, 18 successi. Arianespace è orgogliosa del suo contributo a Vega fin dall’inizio” ha voluto ricordare l’amministratore delegato della società, Stéphane Israël. “La sua forza commerciale, che ha permesso al lanciatore di affermarsi sul mercato dell’osservazione della Terra al di là delle missioni europee per le quali gioca un ruolo decisivo; la qualità e la solidità dei suoi processi di preparazione al volo, che hanno giocato un ruolo chiave nel successo dei lanci e nella comprensione e nel superamento dei due fallimenti; l’ingegneria di missione, che ci ha permesso di progettare lanci condivisi di diverse decine di satelliti, come l’Ssms. Fin dall’inizio, abbiamo scommesso che il funzionamento di Vega sarebbe stato del tutto complementare a quello di Ariane e che il nostro nuovo lanciatore avrebbe beneficiato di tutto ciò che avevamo imparato in tre decenni. Ci siamo riusciti. Questa è la storia che continueremo a partire da quest’anno con Vega C e Ariane 6. Svolgendo appieno il suo ruolo, Arianespace ha anche consolidato la coerenza della comunità europea dei lanciatori, che è più che mai necessaria per garantire l’autonomia a lungo termine dell’Europa nell’accesso allo spazio e per rispondere adeguatamente alla crescente concorrenza”. 

“Dieci anni fa dalla Guyana francese avvenne il primo lift-off di un lanciatore Vega, una nuova classe di lanciatore dedicata al mercato emergente dei piccoli satelliti” ha aggiunto Marino Fragnito, Senior Vice President, Vega Business Unit di Arianespace SA. “Vega è stato guidato dall’ambizione industriale italiana di sviluppare un lanciatore completo basato sull’esperienza acquisita in trent’anni di cooperazione franco-italiana sui booster solidi per i programmi Ariane. All’epoca avevamo molti dubbi su come si sarebbe evoluto il business dello spazio e se le applicazioni dei piccoli satelliti sarebbero state davvero così popolari; a quel tempo infatti il business dei satelliti commerciali era quasi interamente dedicato alle applicazioni di telecomunicazione dalle orbite geostazionarie.  Oggi, dopo 20 lanci di Vega e con la versione aggiornata di Vega C in arrivo tra pochi mesi – ha concluso -, possiamo chiaramente affermare che Vega ha intercettato un mercato dei piccoli satelliti in piena espansione e si è affermato come il cavallo di battaglia dei programmi istituzionali e commerciali europei nel campo dell’osservazione della Terra dall’orbita terrestre bassa”.

La prossima scommessa sarà abbattere i costi usando nuove tecnologie che riducano la componentistica e vettori riutilizzabili. L’Europa e Ariane ci stanno già lavorando con i programmi Prometheus, Icarus e Themis.

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