Non è un Universo parallelo

TROVATA UNA SPIEGAZIONE PER LA COLD SPOT DEL FONDO DI RADIAZIONE COSMICA

Secondo gli attuali modelli cosmologici, l’Universo è nato circa 13,8 miliardi di anni fa. In principio, l’Universo era permeato da una nuvola opaca di plasma caldo che impediva la formazione degli atomi. Circa 380mila anni dopo, l’Universo iniziò a raffreddarsi e gran parte dell’energia generata dal Big Bang si convertì in luce. Questo bagliore residuo costituisce oggi il Fondo cosmico di microonde (CMB), scoperto negli anni 60.

Una caratteristica peculiare del CMB sono le sue minuscole fluttuazioni di temperatura, che potrebbero fornire informazioni sull’Universo primordiale. In particolare, c’è una regione nel CMB che è più fredda della media, la cosiddetta Cold Spot.

Su questa regione è stata condotta una ricerca dal Dark Energy Survey (DES), un gruppo di di 300 scienziati provenienti da 25 istituzioni in sette paesi, guidato da András Kovacs.

La mappatura più accurata del CMB di cui disponiamo è quella realizzata dal satellite Planck dell’ESA (2009-2013), che ha evidenziato la Cold Spot, questa regione di 70 microkelvin più fredda rispetto allo sfondo cosmico a 2,7 K (-270 °C). Nella figura di apertura è riportata la mappa in falsi colori del CMB realizzata da Planck, con evidenziata nel riquadro la Cold Spot.

Il mistero di questa anomalia aveva generato ogni sorta di spiegazioni, da un artefatto nei dati fino alla possibile esistenza di un Universo parallelo “a contatto” con il nostro in quella regione.

I ricercatori di DES hanno individuato la spiegazione della Cold Spot nell’Eridanus Supervoid, una grande regione praticamente vuota situata a 1,8 miliardi di anni luce di distanza nella direzione della costellazione di Eridano.  

I “vuoti cosmici” sono vaste regioni dell’Universo situate tra i grandi ammassi di galassie, praticamente prive di galassie, di materia intergalattica e perfino di materia oscura. Utilizzando i dati raccolti dal Dark Energy Survey (DES), il team ha creato una mappa della materia oscura nella stessa direzione del Cold Spot e ha utilizzato la massa della materia oscura come lente gravitazionale, per indagare le regioni che si trovano al di là di essa.

In definitiva, la Cold Spot potrebbe essere il “seme” primordiale di questo grande vuoto, in crescita nel tempo perché i suoi confini sono attirati dalla gravità della materia che c’è all’esterno di essi. Lo studio di questo e di altri grandi vuoti cosmici ci può aiutare a comprendere come si è evoluto l’Universo primordiale e come questi processi influenzano l’evoluzione cosmica ancora oggi.

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Direttore editoriale di Cosmo