
La nostra Terra condivide con Venere alcune caratteristiche. I due pianeti hanno dimensioni, masse e densità simili e sono entrambi nella Zona abitabile del Sole, benché Venere proprio nel limite inferiore. All’opposto, entrambi sono molto diversi per composizione atmosferica, geologia e abitabilità. Tra i pianeti rocciosi, Venere è certamente il più inospitale a causa della temperatura infernale e la pressione insostenibile al suolo.
Le differenze sono state a lungo un mistero ma recenti simulazioni suggeriscono come un ruolo, tutt’altro che trascurabile, lo abbiano avuto gli impatti ad alta velocità occorsi nel giovane Sistema Solare.
Per prima cosa dobbiamo rilevare che Venere, più interno della Terra rispetto al Sole, ha sperimentato impatti mediamente a maggiore velocità. Questo significa che tali eventi siano stati in genere più energetici e con effetti più importati rispetto al nostro pianeta. Secondo Simone Marchi del Southwest Research Institute, circa un quarto degli impatti venusiani sono avvenuti a non meno di 30 km/s. In tale situazione anche un solo impattatore di qualche centinaio di chilometri, nel corso di uno scontro abbastanza frontale, può aver sconvolto drasticamente la geologia dell’intero pianeta, dall’interno sino alla superficie.
Gli impatti energetici con piccola inclinazione avrebbero portato alla completa fusione del corpo celeste nel volgere di pochi secondi, trasformandone profondamente l’aspetto complessivo.
Venere e Terra possono aver iniziato un percorso di formazione del tutto analogo, anche sul fronte dell’atmosfera primordiale, ma un impatto ultraenergetico ha sconvolto sia la struttura interna sia spazzato via l’involucro gassoso. I gas emessi dalle rocce fuse hanno quindi formato una nuova atmosfera molto diversa, da cui sarebbe derivato il terribile effetto serra che osserviamo adesso.

(Southwest Research Institute/Simone Marchi & Raluca Rufu)
Che gli impatti ad alta velocità possano aver giocato un ruolo importante nelle prime fasi del Sistema solare, era emerso già in un altro studio recente. In questo nuovo emerge, invece, come per Venere uno solo abbia portato a una fusione del mantello doppia rispetto a un analogo impatto sulla Terra. Un singolo impatto ad alta velocità con un grosso oggetto avrebbe perciò condizionato la non formazione di placche tettoniche e bloccato qualsiasi processo di abitabilità. Con tutta evidenza, questo non è avvenuto per la Terra.
“Queste collisioni sono state responsabili della formazione del Sistema Solare. Non è uno sforzo di immaginazione dire che senza questi processi, vivremmo in un ambiente completamente diverso, e forse non saremmo qui”, afferma Marchi. “Dobbiamo chiederci quanto del pianeta in cui viviamo oggi è stato plasmato da questi primi eventi violenti”.
In definitiva, nelle prime fasi della formazione planetaria, sia la Terra sia Venere hanno subito lo stesso numero d’impatti, ma su quest’ultimo lo scioglimento maggiore del mantello ha creato le condizioni per un’evoluzione diametralmente opposta su tutti i fronti.