Il razzo cinese è caduto

Lo stadio del razzo Lunga Marcia 5b, che il 29 aprile aveva portato nello spazio il primo modulo della nuova stazione orbitante cinese e che da giorni vagava fuori controllo attorno alla Terra, è rientrato in atmosfera mentre sorvolava la penisola arabica alle 4:15 italiane. L’inerzia ha probabilmente fatto cadere i detriti nell’Oceano Indiano, a nord delle Maldive.

Nessun avvistamento di detriti è ancora stato confermato, quindi sembra probabile che i frammenti dello stadio che non sono bruciati nell’impatto con l’atmosfera siano finiti in mare o in aree desertiche.

A fine aprile, alla presenza del premier cinese Li Keqiang e di altri leader civili e militari, il razzo aveva portato in orbita il primo modulo della Tiangong, una stazione modulare che rivaleggerà con la Stazione Spaziale Internazionale, nel cui progetto la Cina non fu ammessa.

Nel prossimo futuro sono programmati dieci voli verso la stazione, quattro di navicelle cargo per rifornimenti (di cui la prima è già pronta per essere posizionata sul lanciatore), quattro con un equipaggio di tre taikonauti ciascuno (il primo dei quali avverrà a fine giugno) e due per agganciare alla stazioni nuovi moduli. Per questi ultimi due lanci verrà inevitabilmente usato il razzo Lunga Marcia 5 nella sua variante B, in cui il secondo modulo è sostituito da un grande payload. In questa variante il primo stadio del razzo non può effettuare un rientro controllato. Questo sembra non disturbare le autorità cinesi, per cui la possibilità di causare vittime e feriti è talmente bassa da non essere presa in considerazione. D’altronde nel maggio 2020 questa variante di razzo era già stata lanciata, e i frammenti del suo primo stadio erano caduti nel pressi della Costa D’avorio senza catturare l’interesse mediatico.

Dalla comunità astronautica internazionale arrivano però diverse lamentele sulla condotta cinese. Infatti è ormai prassi da circa vent’anni non far rientrare in maniera incontrollata manufatti oltre una certa stazza. L’ultimo rientro incontrollato di massa superiore a quella del primo stadio del Lunga Marcia 5b (circa 20 tonnellate per 30 metri di lunghezza) è stato quello della stazione spaziale sovietica Saljut 7 del 1991. Mentre il più massiccio manufatto spaziale mai fatto ricadere sulla Terra in maniera incontrollata fu il laboratorio spaziale americano Skylab, da 76 tonnellate, che nel 1979 fece piovere detriti orbitali nell’Oceano Indiano e nell’Australia occidentale.

A discolpa delle autorità cinesi c’è da dire che nessun rientro incontrollato dall’orbita, considerando anche la tragedia dello Space Shuttle Columbia (da più di 80 tonnellate) del 2003, ha mai causato incidenti rilevanti per la popolazione a terra. Inoltre sul tema non esiste alcun accordo internazionale e il vuoto giuridico lascia libertà di azione ai singoli stati.

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