Addio a Collins

A 90 anni si è spento Michael Collins, l’astronauta Nasa nato a Roma che riportò a casa Neil Armstrong e Buzz Aldrin dopo la prima passeggiata lunare della storia, con la missione Apollo 11. A lui infatti era toccato il delicato e quasi ingrato compito di rimanere in orbita attorno alla Luna col modulo di servizio Columbia, mentre i suoi due compagni visitavano il suolo lunare. Questa impresa gli ha fatto guadagnare un triste primato, uguagliato dai piloti dei successivi moduli di servizio, ma mai battuto: quello di uomo più lontano da qualsiasi altro essere umano.

Nelle sue orbite solitarie attorno alla Luna, Collins si è trovato è più riprese senza alcun segnale radio, perché il nostro satellite naturale impediva le comunicazioni sia con la Terra, sia con gli altri due astronauti. In quei momenti avrebbe dovuto risolvere in completa autonomia qualsiasi problema si fosse presentato. Tuttavia, raccontò poi, non era preoccupato per sé stesso, ma per i suoi due compagni, che contavano sulla sua abilità di pilota per venire agganciati al modulo Columbia e poter quindi tornare sulla Terra. Nonostante i mesi passati a simulare quella manovra e le esercitazioni di rendezvous a bordo della missione Gemini 10, Collins dirà che non riuscire a riagganciarsi con il modulo lunare Eagle era il suo incubo ricorrente.

Collins fu un astronauta anomalo, poco celebrato per via del suo ruolo di supporto, non nato negli Stati Uniti e senza quell’alone di leggenda che ammanta i pionieri della prima era spaziale. Eppure Collins portò a termine la sua missione in modo impeccabile, fu il quarto a effettuare un’attività extraveicolare e uno dei 24 esseri umani ad aver abbandonato l’orbita bassa terrestre per avventurarsi nello spazio profondo.

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