Una pietra miliare sulla faccia nascosta della Luna

Una strana roccia ha attirato l’attenzione del team cinese che gestisce le attività del rover Yutu

La strana roccia allungata e appuntita che ha incuriosito il team che guida il rover cinese Yutu sulla faccia nascosta della Luna

In questo periodo si fa (giustamente) un gran parlare di Marte e dell’arrivo sul Pianeta Rosso di ben tre missioni spaziali, una araba, una statunitense e una cinese ma la Cina in realtà sta operando da tempo anche sulla Luna.

La navicella spaziale cinese Chang’e 4 è infatti tornata in azione sul lato opposto della Luna dopo un’intera notte lunare (che dura circa 14 dei nostri giorni terrestri), e ha effettuato una scoperta che ha entusiasmato gli scienziati.

L’agenzia statale cinese Xinhua ha fatto sapere che il lander Chang’e 4 e il rover Yutu 2 hanno ripreso le attività il 6 febbraio dopo essere stati ibernati durante il freddo intenso della notte lunare. Ma il giorno lunare precedente il rover si è imbattuto in un curioso esemplare di roccia allungata e appuntita, che il team che guida il rover Yutu 2 ha subito iniziato a chiamare “milestone” cioè “pietra miliare“.

Secondo il canale di divulgazione scientifica in lingua cinese OurSpace, affiliato alla China National Space Administration (Cnsa), gli scienziati della missione hanno concordato con il team di guida che la roccia allungata meritava un’ispezione più attenta.

Uno sguardo da vicino

Il team ha quindi pianificato di eseguire un approccio ravvicinato e analizzare la roccia con lo strumento Vnis (Visible and Near-Infrared Imaging Spectrometer) di Yutu 2, che rileva la luce diffusa o riflessa dai materiali per rivelarne la composizione.

Il Vnis è stato utilizzato per indagare su una serie di rocce e campioni di regolite lungo il percorso di Yutu 2 attraverso il cratere Von Kármán. Questi campioni includono insoliti esemplari di vetro fuso e, potenzialmente, materiale proveniente dal mantello lunare.

“Fornendo un tempo sufficiente, i ripetuti impatti, le sollecitazioni da cicli termici e altre forme di agenti meccanici presenti sulla superficie lunare tenderebbero a far assumere alle rocce lunari forme vagamente sferiche” ha detto Dan Moriarty membro del programma post-dottorato della Nasa presso il Goddard Space Flight Center di Greenbelt, nel Maryland. “Basta pensare a come qui sulla Terra le spiagge rocciose consumano le pietre fino a farle diventare, nel tempo, rotonde e levigate, grazie all’azione ripetuta delle onde.”

Moriarty ha detto che sia la forma simile a un frammento sia una pronunciata “cresta” che corre vicino al bordo della roccia sembrano indicare che questa roccia è geologicamente giovane ed è arrivata sulla Luna relativamente di recente.

Una “spallata” cosmica

“Si può presumere la sua origine ipotizzando un impatto di un meteorite con la superficie lunare in una zona vicina. È possibile che una roccia di queste proporzioni possa essere stata prodotta da un processo noto come “spallazione”, in cui alcuni frammenti intatti di roccia lunare vengono espulsi dal sottosuolo di una regione vicina senza subire lo stesso grado di pressioni shock che subisce l’obiettivo immediato”, ha detto Moriarty, specificando però che questa valutazione iniziale è solo un’ipotesi.

I rilevamenti e i dati di follow-up raccolti da Vnis forniranno presto informazioni molto più approfondite. Clive Neal, uno dei principali esperti lunari presso l’Università di Notre Dame, concorda sul fatto che, sulla base delle immagini, l’esemplare sembra espulso da un impatto piuttosto che essere un substrato roccioso esposto.

Disegno del percorso compiuto dal piccolo rover cinese Yutu sulla faccia nascosta della Luna all’interno del cratere Von Karman (CLEP/GRAS/NAOC)

Yutu 2 e il lander Chang’e 4 hanno già superato di gran lunga la loro durata nominale, che era, rispettivamente, di 90 giorni terrestri e di un anno. Il piccolo rover, fin dal suo primo passo avvenuto il 3 gennaio del 2019, ha percorso un totale di 628 metri.

Inoltre, a rimarcare un interesse della Cina per lo spazio che non è semplicemente limitato a Marte, va ricordato che nel novembre dello scorso anno la Cina ha lanciato la sua missione di ritorno di campioni lunari Chang’e 5. La missione ha riportato a Terra circa 1,7 chilogrammi di campioni di “Luna fresca” poco più di tre settimane più tardi. E il mese scorso la Cnsa ha pubblicato le procedure per la richiesta di campioni per l’analisi scientifica a riprova che quello cinese allo spazio sembra essere, come scritto anche nell’articolo https://bfcspace.com/2021/02/12/2021-odissea-cinese-nello-spazio/, un approccio contemporaneamente competitivo e collaborativo.

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