
La sonda Mars Hope è entrata in orbita attorno a Marte. Sorvolerà il pianeta rosso per almeno un anno marziano, 635 giorni terrestri, ispezionandone il suolo e l’atmosfera.
La camera ad alta risoluzione e i due spettrometri cercheranno soprattutto vapore acqueo, ghiaccio, ossigeno, idrogeno e ozono. In altre parole, l’acqua e i suoi componenti.
Nota in patria come al-Amal, speranza, è stata lanciata lo scorso 19 luglio dall’isola giapponese Tanegashima in collaborazione con la Jaxa.
Dopo quasi sette mesi, 493,5 milioni di km e diverse manovre per correggere la traiettoria, il motore della navicella è stato riacceso ieri alle 10:43 italiane per rallentare la sonda fino a farla cadere nell’orbita marziana.
L’arrivo a destinazione è stato festeggiato dal Centro di controllo del Mohammed bin Rashid Space Centre e da Mohammed Rashid Al Maktoum in persona: il primo ministro degli Emirati Arabi vede infatti nel successo di ieri una grande speranza per la comunità scientifica nazionale.

Effettivamente non sono molti i paesi ad aver lanciato, seppur con qualche aiuto esterno, una missione interplanetaria. Ma la lista è destinata ad aumentare rapidamente: oggi entrerà in orbita anche il rover cinese.
La missione cinese Tianwen-1 si compone di rover, lander e orbiter. Il trio è stato lanciato a bordo di un razzo Lunga Marcia 5C, il più potente lanciatore cinese, quattro giorni dopo la sonda Mars Hope e da un’isola non troppo distante.
L’orbiter ha già diffuso la prima immagine del pianeta rosso (in bianco e nero) e ne farà molte altre nei circa due mesi fra l’immissione in orbita di oggi e lo sgancio del lander. Queste serviranno fra le altre cose a stabilire il punto di atterraggio ideale, anche in vista del rilascio del rover.
Aspettare prima del rilascio di lander e rover è un’operazione insolita. La Nasa non l’ha mai eseguita, e non lo farà nemmeno il prossimo 18 febbraio, quando anche il suo rover Perseverance arriverà nei pressi del pianeta rosso.