Un febbraio marziano

Ben tre sonde automatiche stanno per entrare in orbita attorno al pianeta rosso

Immagine di fantasia della sonda degli Emirati Arabi "Hope" in avvicinamento a Marte

Sarà a tutti gli effetti un febbraio “marziano”. Anche se il Pianeta Rosso ha ormai abbandonato la bellissima opposizione che ha caratterizzato lo scorso autunno, è inevitabile che si torni a parlare di lui. Ben tre missioni stanno infatti per raggiungerlo dopo mesi di viaggio: Mars 2020 della Nasa, Tianwen-1 cinese e Hope degli Emirati Arabi.

Una “speranza” per Marte

Quest’ultima è stata lanciata nel luglio del 2020 da un razzo giapponese delle Mitsubishi Heavy Industries ed è costituita da un orbiter progettato per studiare l’estensione dell’atmosfera marziana dalla superficie allo spazio. Se tutto andrà per il meglio, Hope si inserirà nell’orbita di Marte il 9 febbraio a partire dalle 10h 30m circa EST (15h 30m GMT) e sarà quindi la prima delle tre missioni marziane ad arrivare a destinazione perché l’arrivo della sonda cinese è previsto per il giorno successivo e quello di Mars 2020 per la settimana successiva (la sera del 18 febbraio). Gli Emirati Arabi Uniti diventerebbero la quinta nazione al mondo a raggiungere con successo Marte, dopo gli Stati Uniti, l’Unione Sovietica, l’Agenzia spaziale europea e l’India precedendo appunto di un solo giorno la Cina.

“In questo momento, la squadra si è preparata al meglio delle proprie possibilità per raggiungere l’orbita attorno a Marte”, ha detto Sarah Al Amiri, presidente dell’Agenzia spaziale degli Emirati Arabi Uniti, durante una conferenza stampa tenutasi il 28 gennaio. “Stiamo solo facendo il conto alla rovescia degli ultimi giorni prima di arrivare sul Pianeta Rosso”.

A oggi, solo circa la metà del totale delle missioni su Marte sono riuscite. La navicella arriva in condizioni eccellenti alla rischiosa manovra che coinvolgerà Hope nel tentativo di frenare con i suoi propulsori per quasi mezz’ora per rallentare abbastanza da entrare in orbita attorno a Marte. “Siamo fortunati ad avere un veicolo spaziale molto sano e tutto sembra molto buono al momento”, ha dichiarato Pete Withnell, responsabile del programma Hope presso il Laboratorio di fisica atmosferica e spaziale dell’Università del Colorado, che ha collaborato con gli Emirati Arabi Uniti nella missione.

Prima di iniziare la missione Hope, l’esperienza spaziale degli Emirati Arabi Uniti era limitata ai satelliti in orbita terrestre; Il primo astronauta degli Emirati ha trascorso una settimana sulla Stazione Spaziale Internazionale nell’autunno del 2019. Ma in realtà già dal 2017 il Paese ha lanciato una collaborazione con la comunità internazionale per gli obiettivi scientifici di Hope e ha costruito partnership internazionali, in particolare con l’Università del Colorado, per completare il veicolo spaziale.

Non solo Marte…

Hope è destinata a trascorrere un anno marziano – quasi due anni terrestri – a studiare il Pianeta Rosso a partire da maggio di quest’anno. Durante la missione, il veicolo spaziale orbiterà sopra l’equatore del pianeta per studiare le condizioni meteo alla superficie e come interagiscono fra loro i diversi strati atmosferici.

Le specifiche tecniche della missione Hope.

E mentre Hope stava ancora compiendo il lungo viaggio verso Marte, gli Emirati Arabi Uniti hanno già annunciato la loro prossima missione oltre l’orbita terrestre. Nel 2024, la nazione intende lanciare il suo primo rover lunare, Rashid, che si concentrerà sullo sviluppo e la valutazione delle tecnologie di esplorazione spaziale. Come per la missione Hope, gli Emirati Arabi Uniti appalteranno il lancio di Rashid piuttosto che sviluppare un proprio lanciatore.

Ma per il team di Hope, l’attenzione adesso è tutta su Marte e sulla sfida perché arrivi sana e salva a inserirsi nell’orbita marziana.

E non finisce qui

Saranno dieci giorni davvero speciali per le agenzie spaziali quelli compresi fra il 9 e il 18 febbraio perché lo stesso concentrato di emozioni che vivranno i tecnici degli Emirati Arabi il 9 febbraio toccherà ai cinesi il giorno successivo mentre gli americani faranno addirittura “il pieno” di stress il giorno 18 aggiungendo ai rischi dell’inserzione in orbita quelli della discesa del rover Perseverance all’interno del cratere Jezero che si unirà così, almeno idealmente, al già attivo Curiosity (che opera all’interno del cratere Gale, a circa 3700 km di distanza) nell’esplorazione della superficie marziana.

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