E se si fossero già estinti?

UNA POSSIBILE TRAGICA SOLUZIONE DELL’EQUAZIONE DI DRAKE

Periodicamente, il dibattito su quante civiltà aliene possano popolare attualmente la nostra Galassia si riaccende. I due estremi della discussione sono rappresentati dal cosiddetto “paradosso di Fermi” (che può essere ricondotto alla domanda: “se esistono molte civiltà aliene, dove sono tutti quanti?”) e alla “equazione di Drake”, una formula matematica, resa popolare dal fisico Carl Sagan nella sua miniserie Cosmos degli anni Settanta-Ottanta che, sulla base di diversi parametri e del peso loro assegnato, come il numero di stelle stabili e di pianeti abitabili, stima comunque probabile la coesistenza di civiltà aliene nello stesso periodo temporale in cui si sta sviluppando la nostra.

Adesso un nuovo studio potrebbe riaccendere questo dibattito mai del tutto sopito e forse dare una risposta definitiva mettendo d’accordo entrambe le posizioni con l’annuncio che la maggior parte delle civiltà aliene che hanno visto la luce nella nostra Galassia potrebbero essersi già estinte.

Un nuovo parametro per l’equazione di Drake

Il nuovo studio, pubblicato il 14 dicembre nel database arXiv da tre fisici del Caltech e da uno studente delle scuole superiori e attualmente in attesa della peer review, ha utilizzato la modellazione statistica per provare a mappare l’emergere e la morte della vita intelligente nella Via Lattea sia da un punto di vista spaziale che temporale.

I loro risultati, in pratica, aggiornano l’equazione di Frank Drake, indicando dove e quando è più probabile che la vita si sviluppi nella Via Lattea e identificando un nuovo fattore quale più importante per la sua presenza: la tendenza delle creature intelligenti all’autoannientamento.

“Dai tempi di Carl Sagan, ci sono state molte ricerche in questo campo”, ha detto il coautore dello studio Jonathan H. Jiang, astrofisico presso il Jet Propulsion Laboratory della Nasa al Caltech. “Soprattutto dopo l’avvento del telescopio spaziale Hubble e del telescopio spaziale Kepler, abbiamo molte conoscenze sulle densità di gas e di stelle nella Via Lattea e sui tassi di formazione stellare e degli esopianeti, nonché sulla frequenza delle esplosioni di supernove. Oggi, in realtà, conosciamo molto meglio alcuni dei parametri che erano delle vere incognite a quei tempi”.

Dove e quando si è diffusa la vita nella Via Lattea

Gli autori hanno esaminato una serie di fattori che si presume influenzino lo sviluppo della vita intelligente, come la prevalenza di stelle simili al Sole che ospitano pianeti simili alla Terra; la frequenza delle supernove che inondando lo spazio circostante di radiazioni mortali; la probabilità e il tempo necessario affinché la vita intelligente si evolva se le condizioni sono giuste; la possibile tendenza delle civiltà avanzate a distruggersi da sole.

Modellando l’evoluzione della Via Lattea nel tempo e tenendo a mente questi fattori, hanno stimato che la presenza della vita abbia raggiunto il suo picco massimo di probabilità in una zona posta a circa 13mila anni luce dal centro galattico e in un’epoca pari a 8 miliardi di anni dopo la formazione della Galassia. La Terra, in confronto, dista circa 25mila anni luce dal centro galattico e la civiltà umana è sorta sulla superficie del pianeta circa 13,5 miliardi di anni dopo la formazione della Via Lattea (sebbene le forme di vita più semplici sulla Terra siano emerse subito dopo la formazione del pianeta).

 In ritardo e in periferia

In altre parole, se le conclusioni dei ricercatori sono corrette noi rappresentiamo probabilmente una civiltà di frontiera in termini di “geografia galattica” e siamo dei grandi ritardatari rispetto agli altri abitanti autocoscienti della Via Lattea. Ora, supponendo che la vita sorga ragionevolmente spesso e alla fine diventi intelligente, probabilmente ci sono altre civiltà là fuori, per lo più raggruppate attorno a quella fascia di 13mila anni luce dal centro, principalmente a causa della prevalenza di stelle simili al Sole in quella regione galattica.

Ma la maggior parte di queste altre civiltà che esistono ancora oggi nella Galassia sono probabilmente giovani e poco sviluppate tecnologicamente, a causa dell’alta possibilità che gli scienziati assegnano nel loro modello al fatto che la vita intelligente abbia molte probabilità di sradicare sé stessa e di estinguersi da sola su lunghi periodi di tempo. Anche se la nostra Galassia ha raggiunto il suo picco di civiltà più di cinque miliardi di anni fa, probabilmente la maggior parte di esse si sono nel frattempo annientate.

Così, anche una possibilità straordinariamente bassa che una civiltà evoluta si cancelli da sola in un secolo – poniamo tramite l’olocausto nucleare o un cambiamento climatico incontrollato o un altro disastro naturale o artificiale globale – significherebbe che la stragrande maggioranza delle civiltà di punta della Via Lattea è già scomparsa dal panorama galattico.

Un’ipotesi probabilmente influenzata dalle nostre condizioni attuali di sviluppo sulla Terra, al limite della sostenibilità ambientale, ma che potrebbe in un colpo solo dare ragione sia a Fermi che a Drake.

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