
I campioni lunari trasportati dalla missione cinese Chang’e 5 sono da pochi minuti arrivati sulla Terra.
Questa impresa riconferma il ruolo di spicco della Cina nel panorama spaziale e la fa unire al ristretto club di potenze che sono riuscite a portare sulla Terra campioni di regolite lunare: gli Stati Uniti, con le missioni Apollo, e l’Unione Sovietica con le missioni Luna.
Lanciata il 23 novembre alle 21:30 italiane a bordo di un razzo Long March 5, la missione Chang’e 5 è arrivata in orbita lunare a fine novembre. Lì si è separato il lander, che è sceso fino ad allunare alle 16:11 (ora italiana) dell’1 dicembre nei pressi del Mons Rümker, una struttura vulcanica nell’Oceanus Procellarum.
Il lander ha avuto appena 48 ore prelevare campioni fino a 2 metri di profondità. Il 3 dicembre, alle 16:10, il veicolo di ascensione contenente i campioni si è staccato dal lander e ha cominciato la sua risalita per l’orbita lunare, raggiunta 6 minuti dopo.
Qui, nella sera del 5 dicembre, il veicolo di ascensione ha eseguito il rendez-vous con l’orbiter, e la regolite è stata inserita nella capsula di rientro.
Mentre gli ingegneri cinesi festeggiavano l’attracco in orbita lunare, si stava stabilendo un record per le missioni di sample return: per la prima volta tre diversi veicoli stavano trasportando campioni di mondi alieni: Chang’e 5, Hayabusa 2 della Jaxa e Osiris-Rex della Nasa.

Si presume la capsula cinese contenga almeno 2 chilogrammi di roccia lunare, ma sarà possibile valutarne il contenuto solo nei prossimi giorni, quando la capsula verrà aperta e i suoi campioni analizzati.
Il materiale prelevato potrà aiutarci a comprendere per quanto tempo l’interno della Luna sia rimasto vulcanicamente attivo e quando il suo campo magnetico sia scomparso.
Un traguardo scientifico-tecnologico che ha però un’importanza politica e getta le basi per attività commerciali.
La sua importanza cresce tenendo conto della volontà della Nasa di creare una breccia nelle restrizioni del Trattato sullo spazio extra-atmosferico e dell’incombere delle missioni Artemis, che vedono la collaborazione degli Usa con Europa (e in particolare con alcuni stati membri come l’Italia), Canada, Ucraina, Emirati Arabi, Australia e Giappone.
Per quanto riguarda il futuro delle missioni seleniche cinesi, che prendono il nome dalla divinità cinese della Luna, anche la missione Chang’e 6 si occuperà della raccolta di campioni, mentre le missioni Chang’e 7 e 8 punteranno alla creazione di un avamposto robotico nei pressi del Polo Sud. Una risorsa strategica in preparazione all’obiettivo del prossimo decennio: portare i primi taikonauti, così si chiamano gli astronauti cinesi, sulla superficie del nostro satellite naturale.