La Nasa annuncia la scoperta dell’acqua nella polvere lunare

L’OSSERVATORIO VOLANTE SOFIA HA TROVATO LA PREZIOSA MOLECOLA NEL CRATERE CLAVIUS

Che ci fosse acqua, anzi ghiaccio, sulla Luna è noto fin dai tempi della scoperta dell’idrogeno nel fondo del cratere lunare Cabeus, nei pressi del Polo Sud, da parte della sonda Lcross avvenuta nel 2009, che a sua volta aveva confermato dati presi dalla sonda Clementine nel 1994. Pertanto, è da almeno un quarto di secolo che sospettiamo che vi sia acqua sul nostro satellite naturale.

Adesso abbiamo la conferma che quegli indizi corrispondono davvero ad acqua e con una novità importante: la preziosa molecola è presente anche nella regolite lunare, la polvere grigia finissima e molto tagliente che ricopre gran parte del terreno selenico e vicino alla zona equatoriale della Luna, all’interno del cratere Clavius.

In questo grande cratere di 231 km di diametro, situato nella parte sud-occidentale della faccia visibile, sugli altopiani irregolari a sud di Tycho soni state individuate fra le 100 e le 400 parti per milione di acqua nel primo metro di regolite lunare (340 g – una lattina di bibita – ogni metro cubo!) e forse ce n’è anche più in profondità.

La scoperta è stata effettuata daun gruppo di astronomi dell’Università delle Hawaii a Mānoa e dell’Università del Colorado a Boulder con il telescopio infrarossi Sofia (Stratospheric Observatory for Infrared Astronomy), un progetto nato da una collaborazione tra la Nasa e l’agenzia spaziale tedesca Dlr per costruire e mantenere un osservatorio riflettore da 2,5 metri di diametro su un aereo B747. Gli strumenti principali di Sofia sono tre fotocamere diverse che arrivano a coprire una lunghezza d’onda da 1 a 210 micron e le osservazioni sono state effettuate nelle microonde e nell’infrarosso lontano nella lunghezza d’onda di 6 micron.

Non si tratta di bacini di acqua, ma di singole molecole disciolte nella crosta. È troppo presto per dire se l’acqua è in quantità sufficiente, se è diffusa anche in altre regioni e se sarà accessibile alle future missioni lunari del programma Artemis, ma la notizia è che non si trova confinata solo in regioni inaccessibili dei poli lunari, ma disponibile anche a latitudini moderate, destinazione delle prossime missioni lunari. E la prospettiva di portare con sé meno acqua di quanto inizialmente previsto è una grande notizia per il futuro dell’esplorazione del nostro satellite.

L’acqua si è conservata sul fondo di aree permanentemente in ombra ed è stata scoperta nelle tectiti, piccole palline vetrose di crosta lunare formatesi e scagliate via a seguito dell’impatto delle meteoriti che hanno impattato la superficie della Luna.

Sapere dove si trova l’acqua e come estrarla aiuterà la missione Artemis, perché, oltre che per dissetare gli astronauti, l’acqua potrebbe servire anche per estrarre ossigeno e produrre combustibile.

Sono previsti ulteriori studi con Sofia, per raffinare le misure, e tramite la missione Viper, un rover da 450 kg che percorrerà molti chilometri e userà i suoi quattro strumenti scientifici per analizzare diversi tipi di terreno e studierà anche la presenza di acqua nella regolite lunare.

Interessante la concomitanza di questa scoperta con la recente raccolta di materiali sull’asteroide Bennu e con l’imminente arrivo a terra del materiale raccolto sull’asteroide Ryugu. Anche verso questi e altri asteroidi verrà puntato l’obiettivo di Sofia per ricerche analoghe a quelle eseguite sulla Luna.

Dal punto di vista dello sviluppo di Artemis, questa è una notizia che porta nuova linfa al progetto, in un periodo in cui sono imminenti le elezioni presidenziali Usa dall’esito quanto mai incerto e potrebbero costituire una sorta di garanzia alla continuazione – e al finanziamento – dell’ambizioso programma.

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