
Hanno attraversato l’intero ciclo evolutivo sino a diventare nane bianche, cioè il nucleo inerte di due stelle di tipo solare. Come un tempo, ZTF J2243+5242 forma ancora un sistema binario, ma adesso è davvero speciale perché impiega appena 8,8 minuti per completare un’orbita.
Questo sistema è secondo nella specialissima classifica tra quelli più brevi, superato da uno che impiega 6,91 minuti, scoperto nello stesso progetto di ricerca. Entrambi i sistemi sono destinati a fondersi tra migliaia di anni e saranno sorgenti di onde gravitazionali per gli strumenti di prossima generazione.
ZTF J2243+5242 è stato trovato da astronomi del California Institute of Technology e dista circa 7000 anni luce. Le componenti sono rispettivamente di 0,35 e 0,39 masse solari, hanno temperature efficaci di 22.000 e 16.200 K e hanno dimensioni simili alla Terra.
Gli astronomi sono molto interessati a trovare questi particolari sistemi doppi di nane bianche (DWD) poiché dalle fusioni pensano che si formino particolari nane bianche di masse superiori alla media, come è stato riscontrato in scoperte recenti.
In questo settore di ricerca è particolarmente attivo un team guidato da Kevin B. Burdge del Caltech. Utilizzando l’efficiente risposta fotometrica dello Zwicky Transient Facility (ZTF) presso l’Osservatorio Palomar in California (riuscita riconversione del glorioso Oschin Schmidt Telescope) il gruppo è già riuscito a scoprire un certo numero di DWD con periodi di rivoluzione inferiori a un’ora.
Il sistema J2243+5242 è distaccato a sufficienza ma tra circa 320mila anni inizierà a interagire. Secondo gli autori, dopo un lungo periodo di decadimento orbitale già in corso, tra circa 400mila anni le due nane bianche si fonderanno per formare una subnana calda isolata oppure una stella del tipo R Coronae Borealis.
Ma è un sistema interessante sin da ora, perché rappresenta un preziosissimo laboratorio naturale in cui mettere alla prova i modelli di fusione e i meccanismi di produzione di onde gravitazionali.
I ricercatori rimarcano il notevole valore rivestito tuttora dalla fotometria che rimane uno degli strumenti più potenti a disposizione per scoprire e caratterizzare sistemi estremi anche molto deboli. Un compito che possono svolgere egregiamente anche gli astrofili.