A caccia di meteoriti venusiane sulla Luna

IL NOSTRO SATELLITE POTREBBE CUSTODIRNE IN QUANTITÀ

La recente scoperta della fosfina nell’alta atmosfera di Venere ha ridestato l’interesse per questo pianeta simile alla Terra, pur essendo agli antipodi in termini di ospitalità. Le dimensioni sono quasi identiche, entrambi sono in “zona abitabile”, però Venere è un inferno. Tuttavia, alcune ricerche suggeriscono che avrebbe avuto in passato condizioni simili a quelle terrestri, con acqua liquida e atmosfera più leggera.

Venere può essere stato adatto a ospitare forme di vita in superficie sino a circa 700 milioni di anni fa, quando si è attivato un catastrofico effetto serra che ha prodotto temperature al suolo di 400°C e una pressione di 92 atmosfere.

Le prove di tale passato potrebbero trovarsi nel sottosuolo, custodite nelle rocce profonde che andrebbero prelevate ed esaminate in laboratorio. Operazione impossibile, poiché il pianeta è ostile anche per le sonde automatiche: quelle inviate finora sono resistite poche ore prima di soccombere.

Secondo due astronomi di Yale, però, ci potrebbe essere una via più semplice, grazie a ricerche mirate sulla Luna. Nello studio di Samuel Cabot e Gregory Laughlin, il nostro satellite sarebbe l’ambiente perfetto su cui andare a cercare meteoriti venusiane che, grazie all’assenza di atmosfera, restituirebbero informazioni preziose, preservate dalle alterazioni che avrebbero subito altrove.

Sulla Terra, specialmente tra i ghiacci dell’Antartide, sono state già rinvenute meteoriti provenienti dalla Luna, da Marte e perfino da asteroidi. Probabilmente sono giunti anche frammenti da Venere, scagliati nello spazio dagli enormi impatti che furono numerosi nel giovane Sistema solare.

Secondo i calcoli dei due ricercatori, almeno dieci milioni di frammenti venusiani sono stati scagliati nello spazio. Alcuni di essi sono certamente giunti sulla Luna, dove possono essere raccolti per cercare le firme chimiche in grado di confermare l’ipotesi di un ambiente più ospitale in passato.

L’ipotesi è realistica per una serie di circostanze. Gli impatti su Venere avvengono a velocità mediamente maggiori che su altri pianeti e questo può aver agevolato l’espulsione dei frammenti. La vicinanza del sistema Terra-Luna avrebbe poi favorito il trasferimento del materiale.

Secondo le simulazioni, nessuna roccia riuscirebbe adesso a fuggire dal pianeta, per via dell’effetto frenante esercitato dalla densa atmosfera, perciò un ritrovamento di meteoriti venusiane sarebbe da datare a un tempo antecedente all’innesco dell’effetto serra. Non ci sono speranze di trovare meteoriti così antiche sulla Terra, dove le alterazioni atmosferiche e geologiche cancellano alla lunga ogni traccia.

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Informazioni su Giuseppe Donatiello 349 Articoli
Nato nel 1967, astrofilo da sempre. Interessato a tutti gli aspetti dell'astronomia, ha maturato una predilezione per il deep-sky, in particolare verso i temi riguardanti il Gruppo Locale e l'Universo Locale. Partecipa a programmi Pro-Am nello studio dei flussi stellari in galassie simili alla Via Lattea mediante tecniche di deep-imaging. Ha scoperto sei galassie nane vicine: Donatiello I (2016), Donatiello II, III e IV nel sistema di NGC 253 (2020), Pisces VII (2020) e Pegasus V (2021) nel sistema di M31. Astrofotografo e autore di centinaia di articoli, alcuni con revisione paritaria.