Difesa planetaria: assegnati i contratti per “Hera”

L'Esa ha ufficializzato gli accordi per la missione che proverà a deflettere un asteroide. Forte il contributo dell'Asi e dell'industria italiana

Grazie all’assegnazione del contratto per la progettazione, lo sviluppo e la produzione della sonda Hera all’azienda tedesca Ohb, ufficializzata ieri nel sito tedesco dell’Agenzia Spaziale Europea, l’Esoc, l’Esa ha compiuto un primo, decisivo passo verso il lancio di una missione che non ha precedenti nella storia della presenza umana nello spazio. Un progetto che, insieme con la controparte statunitense, la navicella DART, fa parte di un ambizioso programma per prevenire futuri impatti potenzialmente catastrofici con corpi celesti di grandi dimensioni, l’Asteroid Impact and Deflection Assessment (Aida). L’iniziativa, che poggia per la prima volta su un paradigma diverso da quello che ha contrassegnato fino a oggi l’esplorazione, vale a dire la ricerca fine a sé stessa, mira a validare tecnologie in grado di deflettere un asteroide in rotta di collisione con la Terra, uno scenario degno del film Armageddon.

Ohb, prime contractor della missione, si è aggiudicata una commessa del valore 129 milioni e 400 mila euro. Hera, che prende il nome dalla dea greca moglie di Zeus, oltre al contributo tedesco si avvantaggerà delle competenze dell’Agenzia Spaziale Italiana e di molte aziende nazionali, selezionate come sub appaltatrici per la realizzazioni di diverse componenti della sonda: a partire dai sistemi di potenza e propulsione, passando per quelli dedicati alle comunicazioni, fino a uno dei due cubesat previsti, intitolato ad Andrea Miliani, scienziato di fama internazionale scomparso nel 2018 e ideatore della missione dell’Esa Don Quijote, la cui eredità verrà raccolta da Hera.

(immagine: Esa)

“Oggi siamo verso la fine di quella che viene chiamata fase B2”, spiega Paolo Martino, responsabile Esa della sonda, “durante la quale viene definito quasi interamente il consorzio industriale che si occuperà della missione e vengono coinvolte le compagnie responsabili dei sottosistemi e della componentistica. Un periodo impegnativo, sia dal punto di vista tecnico che gestionale per i vincoli derivanti dalle sottoscrizioni con cui i vari stati membri si sono presentati all’ultima Ministeriale dell’agenzia – che devono essere rispecchiate dall’assegnazione dei vari contratti, ndr. Per questo, l’Italia, fra i principali contributori Esa, ha molte compagnie coinvolte in attività chiave: Ohb Italia sarà responsabile del sistema energetico. Spetterà invece ad Avio e a Thales Alenia Space il compito di fornire il sistema sistema propulsivo e quello dedicato alle comunicazioni, mentre sarà Leonardo a realizzare i pannelli solari della spedizione. Per quanto riguarda gli strumenti che non afferiscono alla sonda principale e che non rientrano nel contratto firmato ieri, uno dei due cubesat sarà sviluppato da Tyvak International, azienda aerospaziale di Torino, con un payload fornito dall’Istituto Nazionale di Astrofisica”.

L’obiettivo di Hera, il cui lancio è previsto nell’ottobre del 2024, sarà quello di raggiungere dopo due anni il più piccolo dei corpi (Dimorphos) che compongono il sistema binario di asteroidi denominato Didymos per valutare gli effetti dello schianto sulla sua superficie dell’altro velivolo di cui si compone il programma Aida, la sonda della Nasa Dart, che dovrebbe invece raggiungere la sua meta già nel 2022. Grazie ai suoi strumenti, Hera dovrebbe quindi dimostrare la possibilità di modificare la traiettoria di un corpo celeste mediante impatto cinetico, testando la validità di questo sistema e l’efficacia della tecnologia utilizzata in eventuali situazioni di rischio per la Terra. “Hera”, illustra Martino, “rappresenta l’attività principale di planetary defense del programma di space safety dell’Esa, creato dopo l’ultimo consiglio degli stati membri di fine 2019 e figlio di quello che veniva chiamato Space Situational Awarenes, che si occupa di sicurezza dei satelliti, ma soprattutto di protezione della Terra da corpi che potrebbero arrivare dallo spazio, obiettivo che viene perseguito anche attraverso il monitoraggio degli asteroidi con grandezze pericolose. È in questo contesto che entra in gioco il segmento spaziale rappresentato da Hera, oncepita come una componente europea della collaborazione internazionale Aida. Quest’ultima, per mezzo della sonda statunitense Dart, proverà per la prima volta a impattare con un asteroide rappresentativo di un corpo celeste potenzialmente pericoloso di circa 150 metri, portando a termine il più grande esperimento di fisica degli impatti mai realizzato e cercando di spostare Dimorphos. La valutazione accurata degli effetti dell’impatto, che seguiremo anche da Terra, sarà poi delegata ad Hera, che affiancherà l’asteroide per un tempo previsto di sei mesi per caratterizzarne le proprietà fisiche e dinamiche. Grazie a queste misure saremo in grado di costruire un modello e capire se il sistema potrà funzionare in futuro e su altri tipi di asteroidi”.              

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