Le origini della regolite lunare

LA CRATERIZZAZIONE È IL PRINCIPALE MECCANISMO DI PRODUZIONE

Immaginate una superficie ricoperta per alcuni centimetri da finissima polvere di cemento: benché sia di composizione molto diversa, è quanto di più simile alla superficie lunare che possiamo creare sulla Terra per aspetto e consistenza.

Si è dibattuto a lungo sull’origine di quel materiale, la regolite, ritenuto un effetto della deposizione di polvere interplanetaria per l’assenza di atmosfera, oppure prodotto dalla frantumazione delle rocce lunari, colpite in continuazione da micrometeoriti. Questo strato ricopre tutta la superficie del nostro satellite come un soffice manto anche per alcuni metri ed è su di esso che gli astronauti lasciarono le iconiche impronte durante le missioni Apollo.

L’ultimo veicolo a calcare il suolo selenico è stato, a inizio 2019, il rover cinese Yutu-2 che si è posato sul lato nascosto. In base alle analisi condotte dal rover, un team di ricercatori ha scoperto che la regolite è costituita principalmente da materiale eiettato a seguito di impatti meteoritici. Nello studio, il gruppo descrive le analisi eseguite sul suolo del cratere Von Karman al Polo sud, nel grande Bacino Aitken.

Il rover era dotato di un radar con il quale poteva sondare il terreno e analizzare i materiali. Le analisi hanno mostrato come i dati fossero del tutto identici a quelli del vicino cratere Finsen, suggerendo che la regolite analizzata provenisse proprio dall’evento che ha scavato il cratere.

Il lato nascosto della Luna è molto diverso da quello visibile e racconta una storia geologica molto differente. Appare decisamente più antico e craterizzato. Non possiede maria e grandi bacini e si presenta come un esteso altopiano, totalmente butterato. Anche i crateri da impatto sembrano più profondi rispetto al lato visibile, forse per lo spessore maggiore della crosta.

Anche la densità delle rocce incassanti sembra essere differente, e i dati raccolti dal rover serviranno per una migliore caratterizzazione sia della superficie sia della storia geologica lunare, in particolare in merito al ruolo che hanno svolto gli impatti asteroidali nel modellare la superficie sino a quella attuale.

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Informazioni su Giuseppe Donatiello 354 Articoli
Nato nel 1967, astrofilo da sempre. Interessato a tutti gli aspetti dell'astronomia, ha maturato una predilezione per il deep-sky, in particolare verso i temi riguardanti il Gruppo Locale e l'Universo Locale. Partecipa allo studio dei flussi stellari in galassie simili alla Via Lattea mediante tecniche di deep-imaging. Ha scoperto sei galassie nane vicine: Donatiello I (2016), Donatiello II, III e IV nel sistema di NGC 253 (2020), Pisces VII (2020) e Pegasus V (2021) nel sistema di M31. Astrofotografo e autore di centinaia di articoli, alcuni con revisione paritaria.