Passione rossa: l’Italia marziana

ExoMars è rinviata al 2022. Ma la nostra industria contribuisce alle missioni straniere Giorgio Saccoccia, presidente dell'Asi, spiega perché come

L’Agenzia spaziale europea non ci sarà. Per lei, l’appuntamento con Marte è rinviato al settembre del 2022.

Con la decisione di posticipare la seconda fase di ExoMars per motivi in parte legati al lockdown, l’Esa ha infatti rinunciato all’opportunità di far parte dell’esclusivo club di enti spaziali che in queste settimane festeggiano il lancio di sonde e rover verso il Pianeta Rosso: la Nasa, con Mars 2020, la Cina con Tianwen-1 e gli Emirati Arabi con la missione Hope.

Eppure le ambizioni marziane dell’Italia sono rinviate solo in parte. Con contributi in spedizioni straniere, il nostro Paese ha trovato il modo di valorizzare l’esperienza tecnologica e scientifica accumulata negli anni. Lo conferma Giorgio Saccoccia, presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), per cui Marte certifica “una curiosità scientifica annosa” e, ancora una volta, la credibilità internazionale della nostra industria.

Presidente, parliamo dell’Italia e delle sue ambizioni marziane…

Sono aspirazioni di lunga data, perché siamo non solo coinvolti ma anche promotori delle più importanti missioni europee che guardano verso Marte, in particolare, fino a oggi, ExoMars e in futuro Mars Sample Return. Stiamo contribuendo a questi programmi con tecnologie e ruoli di coordinamento, che ci mettono in prima linea nella corsa verso il Pianeta Rosso.

Ha menzionato ExoMars, che però è stata rinviata; l’Italia vanta ruoli importanti nelle spedizioni che stanno puntando a Marte in questo momento?

L’esperienza scientifica italiana nello studio di Marte è molto considerata all’estero. Motivo per cui, a bordo del rover Perseverance della missione statunitense, abbiamo un retroriflettore che è il risultato di una lunga tradizione nella realizzazione di strumenti di questo tipo ed è il frutto di una collaborazione fra l’Asi e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (l’Infn).

Per quanto riguarda la missione Hope, nelle scorse settimane abbiamo inaugurato un dialogo con l’agenzia spaziale degli Emirati Arabi, cui piacerebbe coinvolgerci nell’analisi dei risultati scientifici. È un primo contatto e va approfondito, ma già oggi posso confermare la volontà di una collaborazione fra i due enti spaziali. Il contributo italiano è invece assente nel caso della missione cinese, Tianwen-1.

Renderizzazione della sonda emiratina Hope, in questo momento diretta verso Marte

Perché l’esplorazione di Marte è così importante e perché è così importante per l’Italia?

I motivi sono numerosi: anzitutto, fra i corpi celesti vicini alla Terra, Marte è quello che può insegnarci di più sul nostro futuro. Non è un caso si vadano a cercare tracce possibili di vita passata o presente: lo studio di Marte fornisce indicazioni preziose sulla possibile evoluzione del nostro Pianeta.

Circoscrivendo il discorso all’esplorazione umana, l’ambiente marziano presenta un suolo ricco d’acqua, fattore che favorisce la vivibilità e lo sfruttamento di risorse in situ. Quello marziano è un ambiente né troppo caldo, né troppo freddo, la sua distanza dal Sole consente di avere un’illuminazione in grado di alimentare i pannelli solari e produrre energia in loco. Anche le condizioni di gravità, sebbene molto diverse da quelle terrestri (con un’accelerazione di 3,72 m/s², ndr) potrebbero favorire una abitabilità a lungo termine. E così i cicli giorno notte.

È quindi l’ambiente extraterrestre più logico, quello più immediato, dove pensare al futuro sviluppo della presenza umana. Motivo per cui il nostro Paese esprime da anni curiosità scientifica nei confronti di Marte. Con la sua tradizione, l’Italia non può escludersi dalla corsa internazionale verso il Pianeta Rosso.

Mi sta confermando che la prospettiva a lungo termine è, se non di andarci ad abitare, almeno di rimanere a lungo su Marte per lavorare o fare ricerca?

Prima o poi succederà.

Poco fa ha nominato Mars Sample Return, una missione in cui l’Italia avrà un ruolo di primaria importanza…

Lo confermo: in quanto al valore delle attività industriali, il contributo italiano a Mars Sample Return sarà quantitativamente rilevante. Nondimeno, lo sarà in termini qualitativi: l’Italia si occuperà dello sviluppo degli elementi chiave del contributo europeo alla missione, che lo ricordo sarà svolta con la Nasa. Mi riferisco al modulo di inserzione in orbita marziana dell’Earth Return Orbiter (affidato a Thales Alenia Space, ndr), che sarà sviluppato interamente dalle nostre aziende, chiamate anche a gestire gli aspetti più difficoltosi del progetto, come la propulsione. Stiamo inoltre lavorando affinché all’Italia siano affidati il sistema di comunicazione con la Terra e quelli di integrazione con la sonda. Qualunque interazione avvenisse fra Marte e il nostro Pianeta potrebbe passare, diciamo così, dall’Italia.

Non meno importante sarà l’attività di verifica e di integrazione del modulo europeo,che verrà effettuata nelle nostre infrastrutture: la sonda verrà assemblata a Torino per poi, in pratica, dirigersi direttamente su Marte. Ho citato solo tre elementi chiave della missione, ma sono molti altri quelli che saranno sviluppati dalle aziende italiane.

In un periodo in cui l’industria privata è sempre più incalzante, è corretto pensare che l’orbita bassa terrestre diventerà ambito di sfruttamento commerciale delle aziende, mentre agli enti competerà di progredire le attività spaziali lontano dall’orbita del nostro Pianeta?

Sì, è così: sebbene l’orbita bassa continuerà a essere un laboratorio importante anche per le istituzioni, è certo che i passi successivi, cioè il ritorno sulla Luna in maniera sostenibile e le attività su Marte, imporranno uno sforzo significativo a livello internazionale e la collaborazione degli enti governativi.

È un futuro che stiamo già costruendo, collaborando alle iniziative dell’Agenzia spaziale europea nell’ambito del programma Artemis, ma anche e forse soprattutto tramite una relazione bilaterale con la Nasa, che vogliamo formalizzare al più presto e che, speriamo, ci permetterà di contribuire in maniera diretta al programma lunare.

Che cosa pensa delle tre missioni di questa estate marziana: Mars 2020, Tianwen-1 e Hope?

Parto dalla spedizione statunitense, perché è quella che conosco meglio: Mars 2020 consolida l’esperienza eccezionale fatta con Curiosity e in più ne ottimizza le risorse. Sebbene non ne sia una copia, infatti, Perseverance eredita molto dal rover che l’ha preceduto e questo approccio rivela la volontà di pensare non solo agli obbiettivi immediati della missione, ma anche di impostare tecnologicamente il futuro delle attività marziane.

La missione emiratina, Hope, è un bel messaggio: esprime la volontà di un paese, tutto sommato nuovo nel settore spaziale, di concretizzare uno sforzo fino a pochi anni fa solo immaginativo. La Cina, è altrettanto evidente, vuole invece dire la propria in un orizzonte tecnico e scientifico, quindi strategico, che è di indubbia utilità.

Non mi stupisce che tutti, Europa compresa, considerino Marte come l’ambiente che ci permetterà di fare passi avanti fondamentali dal punto di vista tecnologico, scientifico e di capacità collaborativa. Non mi stupisce che tutti puntino a Marte.

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