SpaceX: estate da record

Nell'anno di tanti prima storici, l'azienda di Elon Musk non conosce pause

L’obbiettivo ultimo di SpaceX è quello di riuscire a portare un primo equipaggio su Marte e per farlo si è imposta di sviluppare un razzo riutilizzabile; servirà per ridurre drasticamente i costi delle missioni spaziali e renderle più sostenibili economicamente.

È con questo intento che l’azienda fondata da Elon Musk effettua sempre alcuni piccoli test in ogni missione. In una sola estate SpaceX è riuscita a infrangere diversi record, tutti sfruttando tecnologia riutilizzabile. Nel 2020 ha cercato di aumentare di molto la cadenza dei lanci, riuscendo a completare 15 missioni da inizio gennaio. Per farlo ha più di una volta dovuto preparare anche due lanci in contemporanea.

I Falcon 9 solitamente vengono testati qualche giorno prima del lancio, tenendo il razzo ancorato al suolo ed accendendo i nove motori Merlin per pochi secondi. È quello che viene definito static fire test. SpaceX è riuscita a eseguire queste verifiche su due razzi differenti a meno di 16 ore l’uno dall’altro. I Falcon 9 in questione sono stati utilizzati per le missioni GPS IIIA SV03, per conto della Space Force, e Starlink-9.

Il lancio del satellite GPS, avvenuto il 30 giugno, ha anche segnato il primo recupero di un Falcon 9 con una missione per la nuova forza spaziale della Difesa americana. A SpaceX, infatti, con il lancio precedente del gemello GPS IIIA SV01, era stato chiesto di non recuperare il Falcon, in modo che l’unico obbiettivo fosse quello di portare in orbita il satellite. Questa volta la Space Force ha dato fiducia all’azienda, consentendole di far atterrare il Falcon 9 sulla chiatta in mezzo al mare.

Sempre con un lancio per conto del Dipartimento della Difesa, questa volta però quello della Corea del Sud, l’azienda di Musk ha stabilito altri primati, uno dei quali soffiato alla Nasa.

Prima del lancio del satellite Anasis 2, il velivolo più velocemente ritornato nello spazio per due missioni differenti era lo Space Shuttle Atlantis, rimasto a terra 54 giorni tra la spedizione STS-51B e la STS-61J del 1985. SpaceX è riuscita a ripristinare e lanciare nuovamente il suo Falcon 9 in soli 51 giorni. Prima di lanciare il satellite sudcoreano, lo stesso razzo era infatti stato impiegato per portare in orbita gli astronauti Bob Behnken e Doug Hurley con la missione Demo-2, conclusasi il 3 agosto.

Sempre durante Anasis 2, per la prima volta sono state recuperati al volo entrambi i fairing che proteggono il satellite. Per farlo, SpaceX ha schierato due navi, Ms. Tree e Ms. Chief, dotate di un’enorme rete per catturare gli elementi di ritorno dallo spazio.

Durante l’estate SpaceX ha scritto un’altra piccola pagina di storia aerospaziale grazie al lancio del satellite Saocom1B dalla Florida. Era dal 1960 che non partivano missioni verso le orbite polari da Cape Canaveral, traiettoria che impone il sorvolo di Cuba. Il 30 novembre 1960, infatti, alcuni detriti caduti sull’isola da un razzo esploso in volo avevano rischiato di scatenare una guerra.

I satelliti della costellazione artificiale Starlink (foto: SpaceX)

MISSIONI STARLINK SFRUTTATE PER I TEST

I satelliti Starlink sono divenuti famosi più per un problema legato alla loro struttura, che per il loro scopo. Le antenne e il pannello solare, quest’ultimo solamente nella prima fase della salita verso l’orbita finale, sono elementi molto riflettenti e che causano seri disturbi alle osservazioni astronomiche.

Musk e il suo team di ingegneri hanno collaborato con i maggiori enti per le osservazioni astronomiche, trovando una possibile soluzione alla luminosità dei satelliti. Con la missione Starlink-9 del 7 agosto, il Falcon 9 ha portato in orbita per la prima volta un intero lotto di 57 satelliti dotati di parasole. Da questo lancio, con satelliti ancora alla versione 1.0, SpaceX li ha dotati tutti di parasole. In futuro queste versioni verranno aggiornate, potenziando le antenne e aggiungendo un sistema di comunicazione laser tra i satelliti, in modo da velocizzare la connessione a internet.

Trattandosi di missioni interne, l’azienda può permettersi di prendere qualche rischio in più ed effettuare altri test di riutilizzo. È stato grazie a questi lanci che SpaceX è riuscita a far volare per ben sei volte il Falcon 9 B1049. Record siglato il 19 agosto con il lancio di Starlink-10.

Sarà proprio con un lancio dei satelliti Starlink – di cui si attende il prossimo già domani, quando in Italia saranno le 14:46, che vedremo dei Falcon 9 essere riutilizzati più e più volte.

Attualmente SpaceX è anche l’azienda che ha lanciato il maggior numero di satelliti in orbita: 653 (655 se si contano i due satelliti per i test TinTin A e B).

Il prototipo Starship SN 5 durante l’hop test a Boca Chica (foto: SpaceX)

STARSHIP INIZIA A VOLARE

A Boca Chica, in Texas, il reparto tecnico di Musk ha dovuto assistere all’esplosione di quattro prototipi prima di veder volare una Starship. Denominato SN 5, il prototipo ha spiccato un piccolo balzo di 150 metri utilizzando un singolo motore Raptor, mentre la versione finale ne avrà sei. Si è trattato di un enorme passo avanti nello sviluppo del nuovo lanciatore, proprio quello che in futuro avrà il compito di portare l’uomo su Marte.

Il 5 agosto, quando in Italia erano le 2 di notte, la Starship SN 5 ha dimostrato che è possibile costruire un razzo saldando insieme anelli in acciaio inossidabile. Musk ha annunciato che vedremo altri di questi piccoli voli prima di passare alla verifica di una Starship completa, che raggiungerà i 20 chilometri di quota.

Sia Starship che il Super Heavy, il primo stadio utilizzato per portare l’astronave in orbita, saranno riutilizzabili e necessiteranno di poca manutenzione tra un volo e l’altro. Già entro il prossimo mese potremmo vedere il primo volo del Super Heavy, seguito da una presentazione di Musk che mostrerà gli sviluppi del progetto.

Renderizzazione di Starship e Super Heavy (immagine: SpaceX)

Proprio il Super Heavy è stato l’oggetto delle ultime dichiarazioni dell’imprenditore. Di questo razzo, che sarà alto circa 72 metri, non si è visto ancora nulla, ma presto, ha confermato Musk, inizierà la sua costruzione. Il design è stato modificato diverse volte per rendere la struttura meno complessa. Il primo render mostrava un razzo con 37 Raptor e sei ali, che fungevano anche da gambe di atterraggio. Ora, stando alle parole del magnate sudafricano, le ali sono quattro e il numero dei motori è sceso a 28. La modifica si deve alle ottime prestazioni raggiunte nei test più recenti: il rapporto tra il peso di un Raptor e la spinta generata ha toccato un valore pari a 200 (nei propulsori F1 del Saturn V era 94,1).

Il Super Heavy sarà dotato di due tipologie di Raptor, diversi per la spinta che riescono a generare. I 20 motori che formeranno l’anello esterno saranno in grado di generare una spinta massima di 250 tonnellate ciascuno. Gli otto centrali si fermeranno a 210 tonnellate ognuno, ma potranno ruotare per direzionare la spinta nelle fasi di manovra.

Starship e Super Heavy formeranno un unico razzo, che sarà alto 122 metri e che si dovrebbe poter ammirare in volo nel 2021. Per la versione con equipaggio si dovrà invece aspettare qualche anno. SpaceX dovrà prima completare con successo molte missioni orbitali per migliorarne la sicurezza.

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