Un passato glaciale per Marte

UNO STUDIO HA CONFRONTATO GLI AMBIENTI MARZIANI CON QUELLI SUBGLACIALI TERRESTRI

Marte ci appare come un gelido deserto, con panorami dominati da sabbie e rocce nude che manifestano i segni della presenza di acqua liquida in un lontano passato. Da qui nasce l’idea che il pianeta sia stato in passato un mondo più accogliente di oggi, con una densa atmosfera e temperature miti, tali da sostenere il ciclo dell’acqua.

Molte strutture geologiche che osserviamo sulla superficie sono state interpretate come le vestigia dell’impetuoso scorrere di fiumi che si riversavano in ampi bacini lacustri e mari poco profondi. Tali evidenze hanno incoraggiato a ipotizzare che Marte possa aver sostenuto una propria biosfera della quale si cercheranno eventuali tracce fossili o addirittura viventi.

Con questo scenario non è d’accordo un gruppo di planetologi che ha pubblicato uno studio in cui si discute la possibilità che a produrre tali strutture non sia stata la sola acqua liquida bensì l’azione erosiva combinata di immensi ghiacciai e lo scorrere dell’acqua da scioglimento alla loro base. Quindi, Marte sarebbe stato un mondo molto freddo, del tipo “palla di neve”.

Il team è giunto a tale conclusione confrontando la morfologia delle valli marziane con quella dei canali subglaciali nell’arcipelago artico canadese (vedi foto), notando sorprendenti analogie: deserti polari freddi, con clima secco e tanto ghiaccio.

L’autrice principale dello studio, Anna Grau Galofre, sostiene che ci siano centinaia di valli marziane che manifestano aspetti molto differenti tra esse e questo è compatibile con l’azione di diversi processi erosivi simultanei, analoghi a quelli che scavano i canali subglaciali terrestri.

Per questo studio, è stato utilizzato un algoritmo in grado di riconoscere il tipo di processo erosivo applicato su più di 10 mila valli marziane, trovando le prove che l’azione dei ghiacci sia stata predominante e che solo una frazione delle vallate è compatibile con erosione da parte di acque superficiali come sinora creduto.

Secondo lo studio, tali strutture glaciali si sono formate circa 3,9 miliardi di anni fa, quando il Sole era meno attivo e irradiava meno calore rispetto a oggi. Pur sembrando un ambiente molto ostile, secondo gli autori, la presenza di spesse coltri di ghiaccio avrebbe creato condizioni adatte per la sopravvivenza di eventuali forme di vita che così avrebbero ricevuto una protezione dalle radiazioni in assenza di un efficiente campo magnetico nonché la disponibilità di acqua liquida a contatto con il terreno.

Gli strumenti utilizzati potranno essere utilmente applicati per analizzare anche immagini terrestri, con lo scopo di definire la storia delle glaciazioni che hanno interessato il nostro pianeta sino a 35 milioni di anni fa.

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Informazioni su Giuseppe Donatiello 351 Articoli
Nato nel 1967, astrofilo da sempre. Interessato a tutti gli aspetti dell'astronomia, ha maturato una predilezione per il deep-sky, in particolare verso i temi riguardanti il Gruppo Locale e l'Universo Locale. Partecipa allo studio dei flussi stellari in galassie simili alla Via Lattea mediante tecniche di deep-imaging. Ha scoperto sei galassie nane vicine: Donatiello I (2016), Donatiello II, III e IV nel sistema di NGC 253 (2020), Pisces VII (2020) e Pegasus V (2021) nel sistema di M31. Astrofotografo e autore di centinaia di articoli, alcuni con revisione paritaria.