“B-Life”, lo spazio a sostegno della lotta contro il Covid-19

Il laboratorio mobile realizzato con il supporto dell'Esa è già attivo negli stabilimenti torinesi di Altec

Alla luce della recente pandemia, tra le ricadute più significative dello sviluppo di tecnologie in ambito spaziale ci sono quelle relative alla creazione di sistemi diagnostici sempre più efficienti, in grado di diminuire le tempistiche necessarie per l’accertamento dello stato di salute dei pazienti e rendere più tempestiva l’attuazione delle misure a contrasto della diffusione di agenti patogeni. Sono questi i motivi alla base della partnership tra la Regione Piemonte e l’Agenzia Spaziale Europea presentata poche ore fa nel corso di una conferenza stampa tenutasi nella sede della compagnia aerospaziale Altec, a Torino. La collaborazione prevede l’attivazione in Piemonte di B-life, laboratorio mobile che sfrutterà applicazioni nate per lo spazio per somministrate test volti a individuare la presenza del SarsCov-2, o degli anticorpi associati al virus nelle persone che svolgono lavori essenziali, come operatori sanitari, volontari della protezione civile e rappresentanti delle forze dell’ordine. Realizzato dall’Università di Louvain, in Belgio, con il supporto dell’Esa, il sistema opererà all’interno del sito di Altec, dove è già stata installato.

Come indica il suo nome, che sta per Biological Light Fieldable Laboratory for Emergencies (laboratorio biologico leggero portatile per emergenze), B-Life è caratterizzato da una struttura semplice composta da tende, che la rendono facilmente trasportabile. Al suo interno trovano spazio attrezzature complesse e all’avanguardia, capaci di far fronte a tutti gli aspetti che contraddistinguono sia l’analisi rapida dei tamponi orofaringei e dei campioni per i test sierologici, che quella relativa alla gestione e alla raccolta dei risultati ottenuti. Il laboratorio è inoltre dotato di un elaborato sistema di comunicazione autonomo, che si avvale di dati satellitari per lo scambio delle informazioni tra il personale locale, i centri di assistenza e gli esperti anche in zone remote e prive di servizi e di infrastrutture sanitarie.

Il laboratorio da campo B-Life (foto: UCLouvain)

Grazie alle sue caratteristiche, B-Life è stato utilizzato con esiti convincenti nel 2014 e nel 2015 durante l’epidemia di ebola in Guinea. Nonostante il contesto differente, il suo impiego in Piemonte consentirà di ridurre i tempi per gli esiti diagnostici, favorendo, in caso di negatività, il ritorno al lavoro di tutte quelle figure professionali impegnate in prima linea nella lotta al Covid19 o l’isolamento di queste ultime, nel momento in cui fossero trovate positive. “Ciò che i nostri esperti ci ricordano sempre”, ha specificato Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte, “è che, oltre all’adozione delle misure di prevenzione, per combattere il Covid19 è molto importante essere immediatamente in grado di diagnosticare i pazienti malati. Per questo motivo, B-Life rappresenta per noi un progetto estremamente significativo e siamo contenti che l’Esa abbia scelto il Piemonte per la sperimentazione.”      

Un’ulteriore strategia in grado di aumentare l’efficienza dello screening dei pazienti sarà infine quella implementata attraverso la formazione di 20 biologi locali all’utilizzo dei dispositivi diagnostici di B-Life, che potranno a loro volta trasmettere le competenze acquisite ad altri colleghi. Un approccio che consentirà di sviluppare e condividere procedure per affrontare in maniera multilaterale future crisi, come ha spiegato Jean-Luc Gala, direttore del Centro per le Tecnologie molecolari applicate presso l’Università di Louvain (UCLouvain) e responsabile della squadra che supervisionerà l’utilizzo del laboratorio in Piemonte.    

B-life è l’esempio perfetto del grande valore che gli investimenti effettuati nel campo della ricerca spaziale generano, anche e soprattutto in termini di benefici per una vasta gamma di settori sulla Terra. “Il trasferimento tecnologico dallo spazio alle applicazioni terrestri è uno degli obiettivi dell’agenzia”, ha sottolineato Franco Ongaro, direttore del Centro europeo per la Ricerca e la tecnologia spaziale dell’Esa, “nel centro che dirigo, le tecniche di telecomunicazione e telemedicina sviluppate per curare gli astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale sono state applicate con successo negli anni in progetti come B-life, che, nello specifico, unisce le competenze dell’università di Louvain con le capacità Esa nelle telecomunicazioni, nella geolocalizzazione e osservazione della Terra.”

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