Oggi, 45 anni fa, nasceva l’Agenzia spaziale europea

Come fortemente voluto dagli scienziati Edoardo Amaldi e Pierre Auger, il 30 maggio 1975 si univa l'Europa dello spazio

Il 30 maggio 1975 nasceva l’Agenzia spaziale europea. Nei quarantacinque anni dalla firma della convenzione che definì i compiti dell’ente e le responsabilità dei primi dieci Stati membri, l’Esa ha rappresentato, precorrendo i tempi e superando le divisioni nazionalistiche, un esempio di unione e di collaborazione continentale. Un percorso che le consente oggi di presentarsi fra i protagonisti della scena spaziale internazionale.

La storia dell’Agenzia spaziale, fatta di segnanti conquiste, affonda le sue radici già alla fine degli anni 50 del secolo scorso, nell’illuminata idea di un’Europa unita nella scienza dei suoi padri fondatori, Edoardo Amaldi e Pierre Auger, e nella necessità di cogliere le opportunità, tecnologiche, sociali ed economiche, derivanti dall’impresa spaziale. Gli stessi presupposti che, glielo auguriamo, garantiranno all’Esa di ottenere nuovi e importanti risultati anche nel futuro prossimo del settore, sempre più orientato verso lo sfruttamento commerciale delle risorse spaziali e la conquista di nuovi mondi.

I 18 mesi intercorsi fra il primo luglio 1957 e il 31 dicembre 1958 hanno segnato un punto di svolta nella storia dell’esplorazione spaziale. È durante questo periodo che si svolge l’anno geofisico internazionale. L’iniziativa, indetta dall’allora Concilio internazionale delle Unioni Scientifiche (Icsu) per cercare di coordinare le attività di ricerca nel campo della fisica della Terra, rappresenterà il pretesto ideale per dare inizio alla corsa allo spazio. In questo contesto, nel tentativo di dimostrare la propria superiorità scientifica e tecnologica, il 4 ottobre 1957, l’Unione Sovietica lancerà infatti lo Sputnik. Una dimostrazione di forza che spingerà gli Stati Uniti a correre ai ripari, dando vita a un’agenzia in grado di coordinare gli sforzi in campo spaziale e di recuperare lo svantaggio nei confronti della superpotenza rivale. Così, a soli nove mesi di distanza dal volo del primo satellite artificiale della storia, nel luglio del 1958, verrà istituita la Nasa. Un’escalation che avrà il suo culmine, e anche la sua fine, solo nel luglio del 1969, con lo sbarco lunare da parte dell’equipaggio dell’Apollo 11.

Le ripercussioni della vicenda Sputnik non contribuirono solo a plasmare l’identità spaziale statunitense, ma ebbero anche un ruolo fondamentale nell’ispirare in Europa un sentimento di indipendenza e di affermazione rispetto all’egemonia russa e americana oltre l’atmosfera terrestre, soprattutto alla luce della consapevolezza che lo studio di questo esotico territorio avrebbe fornito una maggiore comprensione sia del nostro pianeta che dell’Universo. L’idea di un’autonomia spaziale europea, da raggiungere facendo convergere le capacità e le risorse di tutte le nazioni del continente verso un progetto comune, prende forma nella mente del fisico Edoardo Amaldi, uno dei componenti dei leggendari “ragazzi di via Panisperna”, sul finire degli anni 50. Reduce dall’esperienza di successo del Centro Europeo di Ricerca Nucleare (Cern), di cui era stato uno dei promotori, nel ’58, Amaldi dà il via a una serie di conversazioni e di scambi epistolari con i due più illustri esperti italiani nel campo dell’esplorazione spaziale, Luigi Broglio e Luigi Crocco, in seguito riconosciuti come i padri di questo settore nel nostro paese. L’argomento principale di questi dialoghi è uno solo: la fondazione di un ente con scopi scientifici e pacifici che accolga le nazioni europee al fine di collaborare alla realizzazione di missioni spaziali per lo studio dell’universo. Per Amaldi, il principale proposito dell’istituzione da lui immaginata avrebbe inoltre dovuto essere quello dell’invio di una sonda sulla Luna. Progetto noto con il nome di Euroluna.

Nel 1959, nel corso di un confronto svoltosi nei giardini Luxembourg di Parigi, la proposta di Amaldi troverà un importante sostenitore in Pierre Auger. Fisico francese, Auger aveva collaborato con Amaldi alla fondazione del Cern e aveva partecipato alla nascita del Centro nazionale per gli studi spaziali (Cnes). È proprio grazie all’influenza e al prestigio di questi due eminenti scienziati che, nel giugno del 1962, dopo due anni di attività preliminari svolte da una commissione preparatoria , vedrà la luce l’Organizzazione Europea per la Ricerca nello Spazio (Esro), di cui entreranno a far parte dieci paesi europei (Belgio, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi e Regno Unito, Danimarca, Spagna, Svezia, Svizzera).

L’Esro, che sarà una delle tre organizzazioni che confluiranno nell’Esa, rimarrà operativa fino al 1975, adempiendo ai principi che l’avevano ispirata, ovvero la collaborazione pacifica ai fini della ricerca scientifica, e riuscendo, grazie alla collaborazione statunitense, a mettere in orbita i primi satelliti europei per lo studio e la mappatura di fenomeni e oggetti astronomici, quali i raggi cosmici, il campo magnetico interplanetario, le fasce di Van Allen. Attività che consentiranno la crescita delle competenze europee in campo aerospaziale. Bilancio tutt’altro che positivo sarà invece quello che contrassegnerà l’operato delle agenzie sorelle dell’Esro, l’Organizzazione Europea per lo Sviluppo di Vettori (Eldo) e la Conferenza Europea sulle Comunicazioni Satellitari (Cets). Nati rispettivamente nel 1962 e nel 1964, i due enti non riusciranno mai a raggiungere gli scopi prefissati: lo sviluppo di un lanciatore in grado di rendere l’Europa indipendente nell’accesso allo spazio, nel primo caso; e la negoziazione di una partecipazione europea all’interno di Intelsat, organizzazione intergovernativa nata proprio nel 1964 per lo sviluppo e la gestione commerciale delle telecomunicazioni via satellite, nel secondo.

Fu proprio l’incapacità di sfruttare le possibilità economiche che tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta si stavano aprendo nel settore dei satelliti per le telecomunicazioni, imputabili in buona misura alla mancanza di un vettore europeo e di un soggetto con competenza in materia di applicazioni spaziali, una delle ragioni che resero necessario l’avvio di un processo di riforma delle tre agenzie. Nello stesso periodo erano inoltre venutesi a creare divisioni tra gli stati membri di Esro e Eldo, derivanti da una non sempre equa attribuzione di responsabilità nelle missioni, a cui corrispondeva una sbilanciata ridistribuzione dei bilanci in termini di contratti assegnati. Da ultimo, ma non per importanza, esisteva disaccordo interno su una questione che avrebbe giocato un ruolo cruciale sul posizionamento futuro dell’Europa: l’adesione, su invito della stessa Nasa, al programma post Apollo varato da Richard Nixon, in qualità di partner. Un lungo lavoro di mediazione tra tutte queste posizioni fu svolto a partire dal 1970, fino alla stesura del nuovo quadro di articoli normativi che definì l’ordinamento della nuova Agenzia spaziale europea.

Dopo la sua creazione nel maggio del 1975, l’Esa è stata in grado di affacciarsi sul panorama spaziale della fine degli anni Settanta – che conclusa la corsa allo spazio stava già spostando la propria attenzione verso la conquista dell’orbita bassa terrestre – forte di una ancora più salda coesione tra gli stati membri che la componevano. Un fattore che ha sicuramente contribuito ai risultati ottenuti negli ultimi 45 anni, come la realizzazione dello SpaceLab, la costruzione della Iss e del telescopio spaziale Hubble, senza dimenticare missioni quali, Rosetta, Mars Express, Huygens, Gaia, Lisa Pathfinder, Bepi Colombo e l’ambizioso programma di osservazione della Terra Copernicus, solo per citarne alcuni.

L’Esa, che oggi conta 22 Stati membri, rappresenta la realizzazione dell’idea di Amaldi di un’Europa unita nello spazio, nella certezza che nel prossimo futuro anche il sogno di Euroluna si concretizzerà, e che presto avremo modo di osservare la bandiera dell’Esa sul nostro satellite, prima, e su Marte poi.        

                      

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