Un team internazionale di astronomi, grazie a precise misure di velocità radiale, ottenute mediante lo strumento Espresso del Very Large Telescope, ha confermato l’esistenza di un pianeta di taglia terrestre intorno a Proxima Centauri, la stella più vicina al Sole ad appena 4,2 anni luce di distanza.
La presenza di Proxima b era stata intuita dal precedente spettrometro Harps, quattro anni fa, ma è grazie all’eccellente risoluzione di Espresso nella misura delle velocità radiali (sino a 30 cm/s), che si è potuta stabilire con certezza. Di Proxima b si è potuta stabile pure la massa minima in 1,17 masse terrestri (la stima precedente era 1,3) e il periodo orbitale di soli 11,2 giorni, a una distanza compatibile con la Zona Abitabile della piccola nana rossa.
Nonostante sia circa 20 volte più vicino alla sua stella di quanto sia la Terra dal Sole, Proxima b riceve circa la stessa quantità di energia; perciò, con favorevoli condizioni di pressione e temperatura in un’eventuale atmosfera, potrebbe esserci presenza di acqua in forma liquida e offrire le condizioni ritenute indispensabili per la presenza di vita.
Proxima b è quindi il candidato migliore in cui cercare biomarcatori con gli strumenti della prossima generazione, sebbene non sembra essere un mondo particolarmente adatto ad ospitare una esobiologia, poiché la stella Proxima è soggetta a improvvisi flare che bombardano ripetutamente il pianeta di radiazioni ionizzanti, almeno 400 volte più intense che sulla Terra. Probabilmente, queste intense esplosioni hanno spazzato via l’atmosfera del pianeta già da molto tempo e resa sterile la sua superficie.
Nel frattempo, nuove indagini eseguite sempre con Espresso, hanno evidenziato la presenza di un secondo debole segnale che forse tradisce la possibile esistenza di un secondo pianeta in orbita (Proxima c), ma i dati non sono ancora definitivi. Questo pianeta avrebbe una massa inferiore a un terzo della Terra e sarebbe il più piccolo pianeta mai misurato con il metodo della velocità radiale.
Il sistema esoplanetario più vicino alla Terra sarà un bersaglio ottimale per gli strumenti del super-telecopio Elt da 39 metri di diametro che L’Eso sta costruendo in Cile.