Il buco nero più vicino

A SOLI MILLE ANNI LUCE MA “QUIETO”: FORSE CE NE SONO ALTRE CENTINAIA DI MILIONI

This artist’s impression shows the orbits of the objects in the HR 6819 triple system. This system is made up of an inner binary with one star (orbit in blue) and a newly discovered black hole (orbit in red), as well as a third star in a wider orbit (also in blue). The team originally believed there were only two objects, the two stars, in the system. However, as they analysed their observations, they were stunned when they revealed a third, previously undiscovered body in HR 6819: a black hole, the closest ever found to Earth. The black hole is invisible, but it makes its presence known by its gravitational pull, which forces the luminous inner star into an orbit. The objects in this inner pair have roughly the same mass and circular orbits. The observations, with the FEROS spectrograph on the 2.2-metre telescope at ESO’s La Silla, showed that the inner visible star orbits the black hole every 40 days, while the second star is at a large distance from this inner pair. 

Si trova a mille anni luce da noi ed è stato annunciato dagli astronomi dell’Eso, l’Osservatorio Europeo Australe di cui fanno parte sedici nazioni, fra cui l’Italia.

Il buco nero è stato scoperto osservando il sistema doppio di HR 6819, una coppia di stelle nella costellazione del Telescopio, visibile perfino a occhio nudo dai cieli bui dell’emisfero australe. Grazie allo spettrografo Feros accoppiato al telescopio Mpg da 2,2 metri di diametro installato a La Silla, sulle Ande cilene, un team di astronomi ha scoperto che una delle due stelle orbitava con un periodo di 40 giorni intorno a un terzo compagno “oscuro”.

Fatti i conti, è risultato che questo oggetto misterioso è almeno quattro volte più massiccio del Sole: senza dubbio un buco nero di taglia stellare. Assolutamente silente, a differenza di altri suoi simili che interagiscono fortemente con l’ambiente circostante e causano quindi il rilascio di copiose emissioni di raggi X.

Secondo gli scienziati, con in testa Thomas Rivinius dell’Eso, primo firmatario dell’articolo che annuncia la scoperta su Astronomy & Astrophysics, potrebbero essere moltissimi i buchi neri con caratteristiche analoghe nascosti nella Via Lattea, addirittura centinaia di milioni. Infatti, i modelli di popolazione stellare indicano una notevole discrepanza fra i cosiddetti nonaccreting black holes (i “buchi neri non aggressivi”) che dovrebbero esistere e quelli scoperti.

Il problema è che i buchi neri “quieti” sono difficilissimi da trovare. Almeno un altro candidato, però, è sotto esame da tempo: si tratta del sistema stellare doppio LB-1 nella costellazione dei Gemelli, che potrebbe anch’esso rivelarsi un sistema triplo e ospitare un buco nero di caratteristiche simili a quello del sistema di HR 6819.

Questa scoperta, oltre a spalancare le porte verso ricerche analoghe, potrebbe aiutare a comprendere meglio i meccanismi di fusione nei sistemi multipli, che possono condurre anche alle fusioni fra buchi neri o fra buchi neri e stelle di neutroni, ovvero i primi fenomeni recentemente rivelati grazie alle onde gravitazionali e alla nascente astronomia multi-messaggero.

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