La Costellazione Andromeda di Argotec

UN FLOTTA DI NANOSATELLITI GARANTIRÀ LA CONNESSIONE DATI ALLE MISSIONI LUNARI E SULLA TERRA

Partiamo dalla fine. Un giorno i nostri pronipoti andranno in vacanza sulla faccia nascosta della Luna. E da lì invieranno a casa, sulla Terra, foto ricordo (magari li chiameremo ancora selfie) accanto al monumento dedicato a Yutu-2, il primo robot che ne ha esplorato la superficie.

I dati viaggeranno veloci grazie a una o più costellazioni di satelliti lunari che raccoglieranno ogni singolo bit e lo spediranno a Terra.

Se pare troppo fantasioso, facciamo un passo indietro: 2024, la prima donna che camminerà sulla Luna lo farà in diretta streaming. Servirà banda per le immagini dell’evento che saranno, si spera, in HD. Argotec, l’azienda italiana che produce nanosatelliti anche per la Nasa, sta progettando Andromeda, una sorta di Starlink lunare, una costellazione di piccoli satelliti per connettere i nostri esploratori alla casa base. E che, come tantissime idee “spaziali”, servirà anche qui, a noi, che restiamo con i piedi ben saldi sul nostro Pianeta.

Una buona fetta della sua fama, Argotec la deve al fatto di aver portato il caffè espresso sulla Stazione spaziale internazionale. In realtà svolge diverse attività: si occupa dell’addestramento degli astronauti al centro Eac dell’Agenzia spaziale europea, porta in orbita le aziende e progetta nanosatelliti per lo spazio profondo. Uno, Argomoon, volerà con il nuovo Space launch system l’anno prossimo, un altro, LiciaCube, salirà in groppa alla missione Dart della Nasa per fare da testimone all’impatto con un asteroide.

Il progetto della costellazione Andromeda è figlio, in qualche modo, di questo know how: “Da due anni e mezzo stiamo studiando la possibilità di creare una costellazione di satelliti di piccole dimensioni per una connessione dati verso la Luna – spiega a Forbes Italia David Avino, managing director e fondatore di Argotec – perché c’è stato un incremento esponenziale di interesse: nei prossimi dieci anni, e soprattutto dal 2024 in avanti, solo ad oggi sono pianificate più di 70 missioni lunari. La piattaforma deriva dallo sviluppo delle missioni precedenti”.

Nel 2021 Argotec sarà la prima azienda a portare due sonde nello spazio profondo, lo farà assieme alla Nasa. Piccole come scatole da scarpe ma con una tecnologia riconosciuta e scelta dall’agenzia spaziale statunitense per riprendere, come un reporter, tutte le fasi delle due missioni. Il prossimo passo potrebbe essere quello di diventare una infrastruttura autonoma: “Il progetto prevede di mettere in orbita attorno alla Luna, su diversi piani orbitali, decine di nanosatelliti che coprano tutta la superficie della Luna, h24 e sette giorni su sette. Servendo anche il lato nascosto – aggiunge Avino – in questo modo le sonde delle missioni non dovrebbero essere equipaggiate con grossi trasmettitori e antenne per comunicare con la Terra”.

Un primo test, sottolinea Avino, si avrebbe con un paio di satelliti. Poi una decina, “ma per avere una copertura totale ne servirebbero centinaia”. Intanto, Argotec (che ha visto nel 2019 una crescita a doppia cifra, +73% dei ricavi ed Ebitda in aumento del 57%), nonostante la crisi dovuta alla pandemia, non si è fermata. Azienda strategica, ha ridotto il personale e attivato il teleworking, ma le scadenze di consegna per la Nasa richiedono che il lavoro vada avanti. Ha continuato ad assumere e inaugurato un nuovo laboratorio per prototipi.

E presenta oggi questo progetto che intende rendere operativo quando il traffico da e per la Luna si farà intenso. E offrire questo servizio alle sia alle agenzie spaziali come Nasa, Esa, Roscosmos, sia alle aziende private che si stanno ritagliando un ruolo sempre più di primo piano nella nuova “corsa allo spazio”.

Si parla dunque del 2024-2025, ma Andromeda potrebbe rivelarsi utile anche molto prima e molto più vicino, per esempio come supporto alle operazioni terrestri. Tecnologia spaziale, pensata per la Luna, che torna come innovazione sulla Terra. Una lezione che ha più di mezzo secolo: “I nostri satelliti possono andare a rimpolpare i servizi esistenti di comunicazione da satellite, aumentando le capacità e fornendo supporto, per esempio, alla telemedicina, anche in posti remoti, garantendo più stabilità alla connessione dove la copertura può essere limitata”.

Le applicazioni possono essere molte, anche integrando, sottolinea Avino, camere per l’osservazione della Terra, un servizio che è sempre più richiesto per il monitoraggio del territorio: “Si potranno integrare i dati dai satelliti lanciati a bassa quota, con una qualità di immagine ad alta definizione, integrando tecnologie che già esistono e sono testate, come quelle che voleranno con la Nasa – conclude Avino – se ne potranno lanciare diversi insieme, così da contenere i costi. Ma l’affidabilità della nostra piattaforma, che è fatta di satelliti che possono durare anni, consente di non doverne lanciare una quantità enorme. Io sono per alzare un po’ il prezzo per avere dispositivi affidabili piuttosto che creare altra spazzatura spaziale”.

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