I brevi giorni del Cretaceo

DURAVANO 23,5 ORE: LO DIMOSTRA IL GUSCIO DI UN BIVALVE ESTINTO

Non è una novità che in passato la durata del giorno fosse più breve dell’attuale e che, su tempi scala di centinaia milioni di anni, la differenza fosse anche di alcune ore. Questa discrepanza era stata trovata dallo studio dei fossili, ma era conosciuta in modo piuttosto approssimativo. Un recente studio ha permesso una stima più che precisa di tale differenza, almeno in un determinato momento della storia geologica.

Verso la fine del Mesozoico, il clima è molto più caldo dell’attuale e il pianeta è dominato dai grandi rettili che occupano tutte le nicchie ecologiche. Pure nei mari i rettili sono i maggiori predatori; tuttavia, la fauna è molto variegata, e le calde acque del pianeta sono dominate dalle eleganti ammoniti, mentre, ancorate sui fondali, prosperano delle bivalvi, le “rudiste”, con l’insolito aspetto di calici conici ricoperti da una valva mobile. La sua diffusione e il rapido sviluppo ne fanno un eccellente fossile guida, usato per datare un preciso momento del Cretaceo intorno a 70 milioni di anni fa.

Utilizzando dei laser per sezionare i campioni, si sono potuti contare gli anelli di crescita giornaliera nei gusci delle rudiste da cui è stato possibile determinare che, quando l’animale era in vita, l’anno solare durava 372 giorni. Questo significa che la Terra ruotava su se stessa più velocemente, in 23 ore e mezza.

La risoluzione ottenibile con l’analisi laser è talmente elevata da riuscire a discernere, all’interno di ogni giorno, sino a cinque momenti, così da ottenere molte informazioni sulle abitudini quotidiane di questi bivalvi, che si estinsero 66 milioni di anni fa, insieme ai dinosauri.

Un risultato eccezionale sul fronte paleontologico, dal quale possiamo derivare informazioni molto precise anche quello climatico. Infatti, si è stabilito che le temperature medie delle acque superficiali oceaniche erano di circa 35°C e non scendevano mai sotto i 30°C.

Il rallentamento della rotazione terrestre è principalmente dovuto all’azione frenante esercitata dall’attrazione della Luna: questo studio, insieme ad altri analoghi, permetterà di conoscere meglio questa interazione della Terra con il suo satellite, nel corso dei 4,5 miliardi di anni trascorsi dalla sua formazione.

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Informazioni su Giuseppe Donatiello 354 Articoli
Nato nel 1967, astrofilo da sempre. Interessato a tutti gli aspetti dell'astronomia, ha maturato una predilezione per il deep-sky, in particolare verso i temi riguardanti il Gruppo Locale e l'Universo Locale. Partecipa allo studio dei flussi stellari in galassie simili alla Via Lattea mediante tecniche di deep-imaging. Ha scoperto sei galassie nane vicine: Donatiello I (2016), Donatiello II, III e IV nel sistema di NGC 253 (2020), Pisces VII (2020) e Pegasus V (2021) nel sistema di M31. Astrofotografo e autore di centinaia di articoli, alcuni con revisione paritaria.