Il 14 febbraio 1990, quasi 13 anni dopo il lancio, poco prima che le telecamere del Voyager 1 fossero disattivate per risparmiare energia dato che non erano più previsti altri flyby, fu chiesto alla sonda di scattare un’ultima serie di immagini che riprendessero l’intero Sistema Solare dall’esterno.
Da quella serie di scatti fu ottenuto un ritaglio che sarebbe diventato una delle immagini più iconiche dell’intera era spaziale e forse quella più emotivamente importante nell’enorme patrimonio prodotto dalle due sonde Voyager.
Quell’immagine, su suggerimento di Carl Sagan, è nota come Pale Blue Dot, il “Pallido Punto Blu”, e ritrae la Terra che occupa un solo pixel nel vuoto dello spazio, drammaticamente sola nell’immensità del cosmo. Pur all’apparenza insignificante, in quel puntino azzurro è idealmente racchiusa tutta la nostra evoluzione come specie, tutta la nostra storia, la conoscenza, le qualità e i difetti dell’umanità. Quel puntino azzurro ci emoziona, ma è anche un monito sulla fragilità del nostro pianeta e sulle responsabilità che abbiamo nel preservarlo.
Per il trentesimo anniversario, il Jet Propulsion Laboratory della Nasa ha pubblicato una versione rimasterizzata di quella immagine, sottoponendo i dati grezzi ai moderni strumenti di elaborazione, lasciandone anche gli artefatti prodotti dal bagliore solare nelle lenti della telecamera, come quel riflesso che passa proprio sopra al punto della Terra.