Nel 1969 cadde nei pressi di Murchison, in Australia, una meteorite di tipo carbonaceo che sarebbe diventata famosa, perché dimostrò di essere antichissima e di contenere amminoacidi e altri composti organici, risalenti ai primordi del Sistema Solare.
Per via della sua antichità, quel conglomerato era l’ambiente più promettente dove cercare dei reperti preziosissimi e rari: i grani presolari. Tali minuscoli granelli (parliamo di micrometri) sono i migliori testimoni delle condizioni in cui si sono formati i pianeti, vale a dire i gas e le polveri che costituivano la nebulosa presolare.
Se per l’idrogeno e l’elio, l’origine è primordiale e si fa risalire al Big Bang, per tutto il resto bisogna invocare generazioni di stelle precedenti, ormai estinte, che hanno contaminato le nubi interstellari con elementi pesanti e altre minuscole particelle più complesse, vere e proprie “polvere di stelle”.
Durante la formazione planetaria, quei granelli sono stati alterati e “ringiovaniti”. Per tale motivo, trovare granuli presolari che siano stati preservati poco alterati è rarissimo. Si comprende così l’importanza del lavoro dei ricercatori che sono stati in grado di identificarne un certo numero, e i posti migliori dove trovarli sono proprio le meteoriti, in particolare quelle rocciose.
In quella di Murchison, un gruppo guidato da Philipp R. Heck ha rinvenuto una buona quantità di polvere stellare, identificando alcuni tra i grani presolari più antichi mai scoperti in base alla datazione mediante i raggi cosmici che sono stati assorbiti dal momento della formazione.
La maggior parte dei grani ha esibito età antecedenti la nascita del Sole, tra 4,6 e 4,9 miliardi di anni, con alcuni ancora più vecchi, risalenti a 5,5. Un grano, in particolare, di appena 8 micrometri (vedi figura), è stato datato addirittura a 7 miliardi di anni fa ed è il più antico reperto solido rinvenuto sulla Terra, sebbene arrivato dallo spazio.
Questo grano documenta anche uno stadio importante della storia galattica, quando il tasso di formazione stellare è stato sensibilmente maggiore di quello attuale, proprio 7 miliardi di anni fa.