Vulcani attivi su Venere

Le prove nell'alterazione dei minerali di olivina

Nei primi anni 90, attraverso immagini radar ottenute dalla sonda Magellan della Nasa, furono identificate sulla superficie di Venere vaste strutture vulcaniche ed enormi distese di lava. Alcuni anni dopo, l’orbiter Venus Express dell’Esa ha permesso di avere altri dati sul vulcanismo venusiano, misurando l’emissione infrarossa emessa dalla regione notturna.

Da quei dati fu possibile rivelare recenti flussi di lava sulla superficie del pianeta. Benché appurata la presenza di vulcanismo, non era però ben chiaro a quando risalissero tali formazioni, poiché non era noto il tasso di alterazione della nuova lava.

Una nuova ricerca, condotta dall’University Space Research Association, rivela che i flussi di lava su Venere potrebbero essere recentissimi o addirittura in corso, quindi confermando che Venere sia geologicamente attivo, come la Terra. Il gruppo guidato da Justin Filiberto, primo autore dello studio, in forza presso il Lunar and Planetary Institute, ha ricreato la calda atmosfera di Venere in laboratorio per indagare come i minerali, già identificati sulla superficie, cambino nel corso del tempo.

I risultati sperimentali hanno mostrato che l’olivina, un minerale verdastro abbondante nei basalti, reagisce rapidamente con l’atmosfera e, in poche settimane, viene ricoperto da minerali di ossido di ferro, cioè magnetite ed ematite.

Le osservazioni di Venus Express sono compatibili con la presenza di olivina recente, perciò i risultati ottenuti suggeriscono che questi flussi di lava siano giovanissimi, implicando la presenza di vulcani attivi su Venere.

Un vulcanismo attivo è utile per conoscere meglio l’interno del pianeta in base alla composizione dei flussi lavici, ma anche per comprendere perché la Terra e Venere, così come alcune lune del Sistema Solare, manifestano un’attività endogena in corso, mentre altri, come Marte, sembrano essere geologicamente inattivi da molto tempo.

In figura, il picco vulcanico dell’Idunn Mons derivata dai dati ottenuti da Venus Express, in cui sono mostrati, con colori diversi, i livelli di calore registrati dallo spettrometro Virtis.

Iscriviti alla newsletter

Email: accetto non accetto
Informazioni su Giuseppe Donatiello 354 Articoli
Nato nel 1967, astrofilo da sempre. Interessato a tutti gli aspetti dell'astronomia, ha maturato una predilezione per il deep-sky, in particolare verso i temi riguardanti il Gruppo Locale e l'Universo Locale. Partecipa allo studio dei flussi stellari in galassie simili alla Via Lattea mediante tecniche di deep-imaging. Ha scoperto sei galassie nane vicine: Donatiello I (2016), Donatiello II, III e IV nel sistema di NGC 253 (2020), Pisces VII (2020) e Pegasus V (2021) nel sistema di M31. Astrofotografo e autore di centinaia di articoli, alcuni con revisione paritaria.