Un gigantesco impatto per il giovane Giove

Alla nascita del Sistema Solare accaddero dei fenomeni molto violenti: i pianeti o aspiranti tali erano molto più numerosi degli attuali, che sono “sopravvissuti” a una selezione molto severa, di cui portano le cicatrici.

Ormai è appurato, per esempio, che la nascita della Luna fu prodotta dalla collisione tra la Terra primordiale e un proto-pianeta più piccolo.

Anche per Giove si ipotizza uno scontro, ma con un pianeta dieci volte più grande della Terra, avvenuto 4,5 miliardi di anni fa. Questo potrebbe spiegare la difformità del campo magnetico del pianeta, osservata dalla missione Juno della NASA negli ultimi anni. A questi studi ha partecipato anche l’italiano Andrea Isella, ricercatore della Rice University di Houston (USA).

Le rilevazioni della sonda hanno mostrato come il campo magnetico del pianeta alterni regioni in cui l’intensità è molto elevata con altre in cui è invece assai debole. Questo indica che il nucleo del pianeta – la cui rotazione genera il campo magnetico – è meno denso e più esteso di quel che ci si aspettasse.

Le teorie sulla formazione planetaria prevedono che il giovane Giove fosse un pianeta molto denso, che ha progressivamente accumulato la sua spessa atmosfera, rastrellandola nel disco di gas e polveri in cui è nato il Sole.

Solo un gigantesco impatto può avere spappolato il nucleo, stemperandolo negli strati superiori meno densi e producendo le irregolarità che rivela oggi attraverso i segnali magnetici.

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