Cosmo SkyMed è in orbita

Cosmo SkyMed (immagine di Thales Alenia Space)

Il lancio è avvenuto nella mattinata di martedì, dallo spazioporto di Kourou, in Guyana Francese. Un razzo Sojuz è salito veloce con una traiettoria ad arco nel cielo sopra l’Atlantico. Era una missione spaziale molto attesa, soprattutto in Europa, e in Italia in particolare. Il Sojuz ha infatti collocato in orbita due satelliti, realizzati con una grande partecipazione della nostra industria, che opereranno in settori del tutto diversi, ma ugualmente importanti.

Uno è Cheops, satellite scientifico dell’Agenzia spaziale europea, che è il nuovo cacciatore di esopianeti, quelli cioè che orbitano attorno ad altre stelle della nostra galassia. Promette di aumentare in modo esponenziale il numero di questi pianeti, con i propri “occhi elettronici” puntati soprattutto su quelli detti “simil-Terre”, che si trovano in quella nota come “fascia di abitabilità”. Quindi, in grado anche di ospitare forme di vita.

L’altro grande satellite posizionato nell’ogiva del Sojuz è il COSMO Skymed di seconda generazione, che invece osserverà proprio la nostra Terra.
COSMO Skymed è infatti un satellite-radar dell’Agenzia Spaziale Italiana, tutto made in Italy, che segue i tre precedenti rivelatisi un successo. Di grande supporto per la Protezione civile e per i servizi di soccorso su mezzo pianeta, i COSMO Skymed hanno permesso di velocizzare i tempi per gli interventi, contribuendo non solo a migliorarne la logistica, ma soprattutto di salvare molte vite.

Il satellite italiano è stato progettato e realizzato dalle aziende di Leonardo, con in prima fila la Thales Alenia Space: “Abbiamo realizzato i primi quattro satelliti e ora abbiamo avviato la nuova fase con i due successivi” – spiega Giampiero Di Paolo, che guida il programma COSMO Skymed per l’azienda con sede a Torino – “con importanti migliorie e diverse caratteristiche. Il primo satellite di seconda generazione lo abbiamo lanciato oggi. Il prossimo partirà a dicembre 2020, sempre con un razzo vettore Sojuz”.

I precedenti COSMO Skymed vennero lanciati tutti con razzi Delta da Vandenberg: “Il passaggio al Sojuz ci ha imposto nuovi test in camere vibro-acustiche, recenti e avanzate, di cui disponiamo presso i nostri stabilimenti di Roma” – aggiunge Di Paolo – “I satelliti, come i precedenti, vengono realizzati sia a Roma che all’Aquila. La Capitale ospita la progettazione, lo sviluppo e l’integrazione dei sistemi, all’Aquila c’è la produzione. E poi c’è Telespazio, che gestisce e coordina tutto il segmento di terra, ricezione ed elaborazione dati, tramite le basi di Malindi, dell’Asi e quella del Fucino, in Abruzzo”.

Dal ciclone Nargis o dal terremoto in Cina nel 2008, dal devastante tsunami del 2013 o dalle emergenze più recenti in Italia (compresa l’ultima, nella laguna di Venezia), i COSMO Skymed hanno sempre seguito con attenzione e minuto per minuto la situazione, scaricando i dati a terra, elaborati e processati da stazioni posizionate sul territorio italiano (comprese la Piana del Fucino e Matera) e guidando la “navigazione” terrestre dei mezzi.

I sensori radar a bordo dei satelliti consentiranno un monitoraggio costante, giorno e notte e con qualsiasi condizione meteorologica, rappresentando così la soluzione ideale per il territorio amazzonico, caratterizzato per gran parte dell’anno da piogge frequenti e nuvolosità costante.

COSMO Skymed è una rete spaziale formata da quattro satelliti, il primo dei quali venne lanciato con un razzo americano Delta II dalla base di Vandenberg, in California, il 7 giugno 2007. Il 9 dicembre dello stesso anno andò in orbita il secondo satellite, cui segui quello lanciato il 28 ottobre
La rete è stata completata il 5 novembre 2010, sempre con lo stesso razzo vettore, dal quarto e ultimo satellite.

Il principale strumento di bordo di COSMO Skymed è una grande antenna radar, che opera in banda X, in grado quindi di vedere attraverso le nuvole e in assenza di luce solare. I satelliti sono stati realizzati dalla Thales Alenia Space, mentre Telespazio ha sviluppato l’intero segmento di terra ed è responsabile dell’acquisizione, del processamento e della distribuzione dei dati, commercializzati in tutto il mondo da e-GEOS, per le applicazioni civili.
“Con i nuovi satelliti abbiamo migliorato la capacità di risoluzione radar” – spiega Di Paolo – “disponiamo anche di una maggiore velocità di acquisizione dati, tramite un nuovo radar, dalla sigla Uhr, che ha un sensore più potente rispetto ai precedenti. Inoltre, abbiamo sviluppato un sistema in grado di dissipare maggiormente la potenza del paylaod”.
“Abbiamo a bordo del satellite un sistema sofisticato di ricezione Gps” – aggiunge – “è autolocalizzante e diventa determinante soprattutto in casi di emergenza”.

Finanziata dall’Agenzia spaziale italiana dal Ministero della Difesa e dal Miur, la rete satellitare made in Italy è in grado di operare in qualsiasi condizione con un’alta frequenza di rivisitazione. Consente, inoltre, di soddisfare esigenze civili e militari, con servizi e applicazioni per il monitoraggio dell’ambiente, il controllo del territorio e del mare, l’agricoltura, la difesa dei confini e la sicurezza.

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