
Utilizzando il Very Large Telescope (Vlt) dell’Eso, un gruppo di ricercatori ha scovato, per la prima volta, un sistema formato da una nana bianca e un gigante gassoso grande quanto Nettuno a 1500 anni luce nella costellazione del Cancro.
Il pianeta orbita a distanza ravvicinata e questo comporta che l’intensa radiazione ultravioletta proveniente dalla caldissima nana bianca, sostanzialmente il nucleo inerte di quella che è stata una stella di tipo solare, stia facendo letteralmente evaporare il gigante gassoso. Questa scoperta riproduce, almeno in parte, lo scenario previsto anche per il Sole, quando di esso rimarrà solo un resto di materia degenere, dopo aver attraversato lo stadio di gigante rossa e poi la fase di nebulosa planetaria, tra circa 5 miliardi di anni.
La scoperta è avvenuta quasi per caso, nel corso di uno studio riguardante 7000 nane bianche presenti nei dati della Sloan Digital Sky Survey, trovandone una piuttosto insolita, denominata WDJ0914+1914, che presentava righe spettrali mai osservate in una nana bianca.
Le dettagliate osservazioni di follow-up con lo strumento X-shooter installato sul Vlt hanno confermato la presenza di idrogeno, ossigeno e zolfo ma non riconducibili all’astro, bensì presenti in un disco gassoso in rotazione intorno alla nana. Non è stato immediato interpretare quest’osservazione, però alla fine il gruppo ha determinato che l’unica spiegazione era di invocare un esopianeta di tipo gassoso in evaporazione.
Le quantità rilevate di idrogeno, ossigeno e zolfo sono infatti simili a quelle presenti nelle atmosfere profonde di pianeti come Nettuno e Urano. Il pianeta individuato orbita in 10 giorni attorno alla sua stella, spogliato degli strati atmosferici più esterni dall’intensa radiazione, ma con una dimensione almeno doppio della stella nana, da cui dista 10 milioni di Km.
Lo scenario proposto non solo offre uno spaccato di quello che sarà il destino ultimo del Sistema Solare, ma dimostra che esistono anche resti planetari intorno alle nane bianche. Di sistemi simili ne dovrebbero pertanto esisterne in numero enorme nella nostra Galassia.