Borisov, la cometa dei sogni è interstellare

La scoperta di una cometa proveniente dallo spazio profondo è sempre un evento storico per l'astronomia

Borisov
(Jpl Small-Body Database Browser)

Due anni fa, le cronache spaziali furono scosse dalla vicenda di ‘Oumuamua, il primo asteroide di sicura provenienza interstellare, scoperto il 18 ottobre 2017 da Pan-Starrs 1. Nello scorso mese di settembre il mondo dell’astronomia dei “corpi minori” è entrato di nuovo in subbuglio per la scoperta della prima cometa di origine interstellare: la C/2019 Q4 (Borisov) o 2I/Borisov (2I sta per “secondo oggetto interstellare”).

SCOPERTA CON UN TELESCOPIO AUTOCOSTRUITO
La nuova cometa è stata scoperta il 30 agosto 2019 dall’astrofilo Gennady Borisov dal Margo Observatory (Nauchnij, Crimea). Per la scoperta Borisov ha impiegato un telescopio auto costruito da 65 cm di diametro, a corta focale e grande campo di vista.
Al momento della scoperta la cometa era nella costellazione della Lince, con una magnitudine apparente +17,8 nel rosso: un oggetto osservabile con facilità, se si possiede un buon telescopio e una camera CCD.
Borisov si rese subito conto della natura cometaria dell’oggetto, infatti presentava una chioma piuttosto condensata del diametro di 7” e una piccola coda lunga 15” all’angolo di posizione 310°.
Dopo la segnalazione al Minor Planet Center (Mpc), la sospetta cometa fu messa nella The Possible Comet Confirmation Page per la conferma e il follow-up da parte di altri osservatori.
Le osservazioni astrometriche iniziarono ad accumularsi, e diversi osservatori ne confermarono la natura cometaria.
Fra gli Osservatori italiani che hanno fatto l’astrometria di follow-up della cometa, abbiamo Farra d’Isonzo, G. Pascoli, Sormano-2 e San Marcello Pistoiese. Sembrava una cometa come tante, invece le cose sono andate diversamente.

L’ORBITA È IPERBOLICA
Nel Sistema Solare, più di 300 comete di lungo periodo si muovono su orbite debolmente iperboliche, ossia con eccentricità di poco superiore a 1. Sono corpi appartenenti alla Nube di Oort, l’enorme riserva di nuclei cometari posta ai confini del Sistema Solare, accelerati poco al di sopra della velocità di fuga del Sistema Solare da perturbazioni planetarie o forze di reazione dovute a degassamenti asimmetrici. Finora, nessuna cometa era mai stata osservata muoversi su un’orbita marcatamente iperbolica.
L’8 settembre ci si rese conto che quella di Borisov non era la solita cometa proveniente dalla Nube di Oort. Le osservazioni indicavano in modo sempre più deciso che la migliore traiettoria che ne descriveva il movimento era iperbolica, ossia aperta: la prima cometa interstellare!
Al MPC sono andati avanti a raccogliere osservazioni astrometriche fino all’11 settembre, quando è stata pubblicata la Minor Planet Electronic Circular 2019-R106. In questo comunicato e nel successivo (2019-S03) si trovano gli elementi orbitali ufficiali della cometa.
Con 261 osservazioni, l’eccentricità è pari a 3,4, ben superiore al valore unitario, che costituisce il limite fra le ellissi (orbite chiuse attorno al Sole) e le iperboli (orbite aperte). Si tratta quindi della prima cometa interstellare e del secondo corpo minore di origine interstellare dopo ‘Oumuamua.
Stando al valore della magnitudine assoluta del nucleo, questo dovrebbe avere un diametro compreso fra 5 e 10 km, un valore abbastanza tipico per un corpo di questa natura. In ogni caso, ben superiore alle dimensioni di ‘Oumuamua, una specie di sigaro lungo 230 m. L’orbita della cometa Borisov è inclinata di circa 43° sul piano dell’eclittica (il piano dell’orbita terrestre): in pratica, la cometa è arrivata “dall’alto”, mostrandosi (al telescopio!) agli osservatori del cielo boreale. Questa elevata inclinazione ha impedito un’interazione gravitazionale significativa con i pianeti, e per questo si può affermare che non è una cometa del Sistema Solare accelerata da un passaggio ravvicinato presso Giove o Saturno. Fra il 26 e il 27 ottobre la cometa ha attraversato il piano dell’eclittica fra le orbite di Marte e Giove, muovendosi verso sud, diventando poi sempre più difficile da osservare dall’emisfero boreale: il 25 dicembre avrà una declinazione di -30°.
Il passaggio al perielio è previsto per l’8 dicembre alla minima distanza di 2 UA dal Sole, mentre il massimo avvicinamento alla Terra, alla distanza di 1,9 UA, avverrà il 29 dicembre.
La distanza con la Terra e il Sole si manterrà sempre elevata, e la cometa, al massimo di luminosità, potrebbe raggiungere una magnitudine apparente di +16, un oggetto che richiede un telescopio da almeno 15-20 cm di diametro e una camera Ccd per essere ripreso.

DA DOVE VIENE E DOVE VA?
Se si prolunga all’indietro nel tempo la traiettoria seguita dalla Borisov, si vede che, prima dell’ingresso nel Sistema Solare, viaggiava alla velocità di circa 30,7 km/s. Il radiante si trova nella costellazione di Cassiopea, una regione ricca di ammassi stellari aperti (come Stock 2, a 1000 anni luce) e nubi di gas e polveri sede di formazione stellare come IC 1805 (la “Nebulosa Cuore”).
La cometa proviene dal sistema planetario di una delle migliaia di stelle che formano questo braccio della Galassia. Ulteriori ricerche cercheranno di individuarne l’origine, ma è un compito complesso, perché bisogna tenere conto del moto proprio dei corpi celesti.
Per esempio, se la Borisov arrivasse da una stella di Stock 2, avrebbe potuto percorrere questa distanza in circa 10 milioni di anni. Tuttavia, l’ammasso ha un moto proprio di circa 0,0021” per anno, perciò in questo tempo si è spostato di 60°: non era nella stessa posizione in cielo di oggi, quando la Borisov è partita verso di noi!
Dopo il passaggio al perielio, la cometa si allontanerà dal Sole e dai pianeti per rituffarsi nello spazio interstellare, in direzione della costellazione australe del Telescopio. Sono in corso gli studi per determinare le sue caratteristiche fisiche, così da confrontarla con le comete “nostrane”. I primi dati indicano che il colore è simile a quello delle comete del Sistema Solare e che il nucleo assomiglia a un asteroide di tipo D; perciò, la Borisov appare un corpo meno “alieno” di ‘Oumuamua.
Per ora godiamoci questo nuovo “visitatore” che arriva da distanze e luoghi che non possiamo nemmeno lontanamente immaginare.

Articolo tratto dal primo numero di COSMO. Per abbonarti clicca qui

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